Crollano le superfici di grano duro in Toscana, -18% rispetto al 2010. Una situazione negativa evidenziata da Toscana Cereali, nel confronto con i dati Istat 2010. A livello regionale – sottolinea l’ufficio studi di Toscana Cereali – si ha una diminuzione di 16.982 ettari, passando da una superficie di 94.340 ettari (2010) ai 77.358 ettari dell’anno in corso. Sul piano delle produzioni la campagna 2009/10 ha fatto registrare 288.194 tonnellate con una resa pari a 3,1 tonnellate circa ad ettaro; mentre la campagna corrente – prosegue l’analisi di Toscana Cereali – a causa di semine ritardate porta ad una resa che scende a 3 tonnellate ad ettaro, per una produzione prevista in 232.074 tonnellate, con una perdita di produzione del 19,50% pari a 56.120 tonnellate.
Il commento – “I fattori – spiega il direttore di Toscana Cereali Luciano Rossi – sono da ricercarsi, per quanto riguarda le superfici nel mercato sfavorevole durante il periodo ottimale di semina, nonché nell’andamento stagionale avverso, caratterizzato dalle continue piogge”.
Nelle province – Tutte le province produttrici di grano duro fanno registrare delle consistenti diminuzioni di superficie (TAB): – 18% per Siena (26.143 ettari, dato 2011) e – 15% per Grosseto (22.950 ha); -13% per Pisa (13.050 ha); – 23% per Livorno (7.550 ha), – 30% per Arezzo (5.040 ha) e -25% per Firenze (2.325 ha). Prato si attesterà sui 264 di superficie coltivata per un -12%; stabili Lucca e Pistoia che hanno rispettivamente 40 e 30 ettari di superficie a grano duro.
Meno superfici e meno produzione – “Una riduzione della produzione – aggiunge il direttore di Toscana Cereali – che è da imputare, oltre alle minori superfici coperte, al mancato accestimento (la fase in cui la pianta sviluppa il cespo) proprio del periodo invernale. Gran parte delle semine, infatti, sono avvenute in ritardo, a febbraio (in coincidenza con la ripresa del mercato), e quindi è venuto meno l’accestimento invernale”.
Rilancio – Con i Progetti integrati di filiera (PIF) predisposti dalla Regione Toscana si tenta di rilanciare questa coltura che rappresenta la sola alternativa all’abbandono e al degrado delle zone svantaggiate. “Grazie al grano duro – prosegue Luciano Rossi – fino ad oggi questi terreni sono stati coltivati e hanno consentito di mantenere intatto il meraviglioso paesaggio toscano. Con gli investimenti che ci proponiamo con i PIF, vogliamo riportare reddito agli agricoltori, come avviene nel caso della trasformazione della materia prima in pasta la Tosca e l’utilizzo del sottoprodotto paglia in energie rinnovabili. A questo – conclude Luciano Rossi – si aggiunge il contratto stipulato con il gruppo Barilla per 300.000 quintali che ci porta ad essere il primo fornitore del gruppo in Toscana”.
In allegato il report sui dati della Toscana
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