Risorse e politiche adeguate ed urgenti per salvare la montagna italiana dalla “scomparsa”. E’ in estrema sintesi il messaggio che è uscito dal convegno nazionale organizzato dal Conaf e Ordine provinciale, quest’oggi ad Aosta, dal titolo “Il buon governo della montagna”, che si è svolto presso il palazzo della Regione.
I numeri – Il 35 per cento del territorio italiano si trova sopra ai 600 metri sul livello del mare, ovvero è territorio montano. Montagna che vale il 27,9 per cento dei produttori italiani di prodotti agroalimentari Dop, Igp e Stg. Ma la montagna non beneficia delle risorse equivalenti e, ad esempio, non ha un “ministro della montagna”. Insomma la montagna italiana “pesa” meno rispetto alla superficie che occupa e soprattutto dell’importanza che riveste dal punto di vista ambientale. Così i territori montani si stanno svuotando di abitanti e di imprese, perdono di redditività portando alla morte della montagna.
Esaltare le buone pratiche – “Se c’è un’assenza della politica della montagna c’è un’assenza della politica agricola – ha detto il presidente Conaf Andrea Sisti – dobbiamo fare emergere quelle che sono le buone pratiche, mettere a sistema quelle che sono le realtà locali, per modificare una quadro legislativo nazionale, prima a supporto della politica agricola e poi della montagna. Un Paese deve avere una propria politica nazionale, esaltare le proprie diversità. Siamo il Paese col più alto numero di Dop e Igp, ma bisogna ricordare che è in discussione al Parlamento il nuovo pacchetto qualità dell’Unione europea, che introduce i prodotti di fattoria e i prodotti innovativi all’interno dell’azienda stessa, ma di questo non se ne discute. Il prossimo strumento finanziario Pac 2014-2020 servirà per portare le risorse in questa direzione, verso chi investe nel territorio e per il territorio”.
Il Governo si è dimenticato della montagna – “Negli ultimi anni – ha sottolineato il presidente Uncem, Enrico Borghi – il Governo italiano si è dimenticato della montagna. Il nostro è un sistema duale dove le Regioni fanno la loro parte mentre si nota l’assenza da parte del Governo. L’autonomia dei territori e il federalismo sono argomenti di attualità, ma nei fatti questa autonomia dei territori montani è inesistente; non ci sono investimenti nelle aree montane; e laddove questi investimenti ci sono i benefici fiscali non restano in queste zone”. “La competitività non può essere l’unico parametro per valutare l’importanza della montagna – ha detto il presidente della Regione Valle D’Aosta Augusto Rollandin – al pari di un territorio ad alta produttività come la pianura. Dal valore della montagna non si può scorporare l’aspetto ambientale. La montagna – ha aggiunto Rollandin – lancia un serio grido d’allarme, le condizioni di vita in montagna stanno peggiorando di anno in anno, ed il turismo da solo non basta. Europa e Governo nazionale devono ascoltare i bisogni della montagna”. “Quando si parla di montagna – ha affermato Graziano Martello, coordinatore dipartimento Conaf Foreste e Ambiente – il rapporto tra attività silvo-pastorali e turismo non deve essere settoriale, bensì integrato. La montagna non è solo “settimana bianca” o “mercatini di Natale” ma è un territorio vasto e complesso con una problematiche e criticità. Un territorio che ha necessità di una analisi delle compatibilità, di attenti criteri di intervento. Ma è indubbio che la montagna abbia bisogno di compensazione, di un sostegno al reddito”.
La nuova Pac – Rosanna Zari, vicepresidente Conaf – nei saluti di apertura del convegno – ha ricordato le novità della prossima Politica agricola comune: “Dalla prossima Pac – ha detto in sintesi – emerge un ruolo più rilevante dell’agricoltura nei singoli territori, un’agricoltura che dovrà principalmente produrre cibo e che vedrà premiata la produzione di servizi collettivi soprattutto nei territori cosiddetti marginali. La Pac sarà un politica dinamica in grado di adeguarsi ai cambiamenti e deve continuare a farlo per vincere le sfide future non solo degli agricoltori ma di tutti i cittadini dell’Unione Europea”. Angele Barrel, presidente Ordine della Valle d’Aosta, ha sottolineato che “la nostra professione di agronomi e forestali ha l’obiettivo del buon governo della montagna attraverso tre strumenti messi a disposizione dalla regione : la consulenza alle aziende agricole e forestali; gli aiuti regionali in materia di foreste e i piani di riordino fondiario”. “E’ un momento delicato – ha aggiunto il vicepresidente dell’Ordine valdostano Roberto Gaudio – in cui però si possono gettare le basi per una ripartenza. Gli agricoltori di montagna hanno bisogno di sostegni per continuare a vivere e lavorare in questi territori”.“Fondamentale il binomio turismo e governo del territorio – ha aggiunto Giuseppe Isabellon, assessore regionale all’agricoltura e risorse naturali – serve una collaborazione fra tutti gli attori per migliorare la redditività serve il chilometro zero anche nei rapporti fra produttore e consumatore”. Elso Gerrandin presidente degli Enti locali della Valle d’Aosta, ha ricordato gli “intenti comuni e ottimizzazione delle risorse fra enti locali e realtà produttivi”.
Qualità di montagna – Dalla Fontina al Lard D’Arnad (Valle d’Aosta), passando per la Breasola della Valtellina (Lombardia), lo Speck dell’Alto Adige o la Toma piemontese. Sono soltanto alcune delle Dop dell’arco alpino italiano. Ma quanto è il reale peso delle aree montane delle filiere Dop, Igp e Stg (ovvero i tre marchi collettivi per la qualità dell’agroalimentare)? In montagna ci sono 21.594 produttori, pari al 27,9% sul totale nazionale (-3,1% 2009/2008) e 1.169 trasformatori, il 19,3% (-3,5% 09/08); ci sono 8.997 allevamenti (il 19% del dato nazionale) con una diminuzione dell’8% 09/08; mentre gli impianti di trasformazione nelle aree montane sono 1.738, il 18,5% (-2%). A crescere sono le superfici (+ 0,9% 09/08) pari al 23,8% sul dato nazionale per 32.997 ettari coltivati. Sono i dati resi noti da Simonetta Mazzarino, ricercatore presso Deaifa della Facoltà di Agraria Università degli Studi di Torino, che ha illustrato le peculiarità della valorizzazione dei prodotti di qualità a sostegno dei territori di montagna “Valorizzazione è importante – ha detto la Mazzarino – per far diminuire la distanza fra produttore e consumatore; non può mancare la qualità e poi investire in maniera integrata nel marketing evidenziando brand e i marchi di qualità a disposizione”.
Esempi virtuosi – Non mancano esempi virtuosi di valorizzazione dei prodotti di qualità agroalimentari come ha ricordato il dottore forestale Stefano Lunardi, che ha evidenziato come nell’esperienza della Val d’Ayas (in Valle d’Aosta) la filiera corta abbia rappresentato un’opportunità per l’agricoltura di montagna. Il “Progetto Pasto”, inoltre – illustrato da Valerie Mieville-Ott, etnologa, agridea Lausanne – un sistema di pratiche agricole innovatrici per le regioni di montagna. Le problematiche del settore agricolo della Valle d’Aosta sono state fatte emergere da Andrea Barmaz, direttore della ricerca e della sperimentazione dell’Institut Agricole Régional; da Costantino Charrere, titolare azienda vitivinicola Les Crêtes; e da Mauro Treves, presidente cooperativa produttori latte e fontina.
Aosta