Il “caro-gasolio”, alimentato dal prezzo record del petrolio (ormai vicino ai 100 dollari al barile) sta mettendo in gravissima difficoltà l’agricoltura senese. Lo denuncia la Cia Siena, preoccupata per la situazione in cui versano le aziende agricole della provincia, gravate appesantite da oneri sempre più gravosi, rischiando un drammatico tracollo. Il carburante, soprattutto dopo l’abolizione, nel novembre 2009, dell’“accisa zero”, ha subito una vera e propria impennata (più 25 per cento in poco meno di sei mesi).


Costi elevati e futuro nero – “Non solo. A rendere più difficile lo scenario per il nostro mondo agricolo – sottolinea Luca Marcucci, presidente Cia Siena – gli alti costi produttivi, contributivi e burocratici. Un profondo stato di incertezza e di forte preoccupazione tra i produttori, specialmente quelli serricoli, che vivono una fase molto critica. Chiediamo al Governo un provvedimento urgente affinché venga ripristinata l’agevolazione sul gasolio e la sua estensione a tutte le operazioni agricole”. La Cia Siena rinnova la sua richiesta affinché vengano prese misure realmente incisive, riguardo all’“accisa zero” per il gasolio a partire dalle colture di serra. Un’agevolazione, del resto, come quella per i benzinai inserita nel decreto “Milleproroghe”: “Attendiamo delle risposte concrete dal Governo – prosegue Marcucci –, servono soluzioni strutturali e pluriennali, nonché la messa in campo di strumenti e regole per la gestione dei mercati”.


La situazione – Gli aumenti del prezzo del gasolio sono consistenti, dal 2006 al 2010 circa il 20 per cento, e l’incremento progressivo dei prezzi del gasolio è stato continuo, praticamente senza fasi significative di flessione.  “Il picco si è avuto nel 2008 – commenta Roberto Bartolini, direttore Cia Siena – e le riduzioni che si sono verificate successivamente sono sostanzialmente dovute alla crisi economica mondiale, al rallentamento delle economie di molti grandi paesi e alla minore richiesta di petrolio sui mercati mondiali. Paradossalmente se dovesse esserci una ripresa economia, il prezzo del petrolio salirà di nuovo e immediatamente i costi energetici delle aziende subirebbero una impennata insostenibile”.


Cancellazione delle accise – La percentuale di crescita dei costi – come evidenziato dai prezzi – è stata notevole; ma il “punto di rottura” è arrivato a fine anno del 2009 con la cancellazione dell’agevolazione sull’accise, per cui il gasolio per il riscaldamento delle serre è salito al livello di quello per autotrazione e sono saltati tutti i parametri che permettevano alle imprese di sostenere una qualche competitività sui mercati. “L’effetto aumento dei costi energetici – conferma Bartolini – ha riguardato però tutte le aziende agricole di tutti i settori. Le operazioni agricole che prevedono l’uso di macchine devono fare i conti con l’aumento del costo del gasolio, lavorazione dei terreni, riscaldamento delle stalle, attrezzature per la trasformazione dei prodotti, e più in generale la bolletta energetica delle aziende ha subito e subisce un costante incremento”.


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