Sarà affondata in mare la carcassa della balena che ieri è andata a spiaggiarsi in prossimità del Serchio lungo l’arenile del Comune di San Giuliano, nel parco di San Rossore.
Vertice sulla spiaggia – Questa soluzione di smaltimento è stata individuata stamani nel corso della riunione che si è tenuta proprio davanti all’imponente carcassa dell’animale,18 metri di lunghezza per circa 35 tonnellate di peso. Si è trattato di un vero e proprio vertice, al quale hanno partecipato gli esperti regionali per l’Osservatorio Toscano Cetacei, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, delle università di Siena, di Firenze e di Padova, insieme al direttore del Parco di San Rossore e a esponenti della Guardia costiera, dei vigili del fuoco, del Nucleo subacqueo di Livorno e del Corpo forestale della Toscana.
L’intervento – Il sistema di affondamento, molto semplice dal punto di vista operativo, oltre a essere molto più economico rispetto a quello tradizionale che comporterebbe una spesa di circa 30mila euro, avrà anche ricadute positive dal punto di vista ecologico e della ricerca scientifica. Attorno alla carcassa affondata infatti si determineranno comunità di vertebrati ed invertebrati che lì troveranno nutrimento e che saranno perciò oggetto di una campagna di monitoraggio data l’abbondante materia organica presente.
La ricerca – La Regina del mare di San Rossore, come qualcuno l’ha già definita, diventa dunque protagonista della ricerca. Perché, mentre si conoscono studi di questo genere nel Pacifico orientale, nell’Atlantico settentrionale e in Giappone, nel Mediterraneo sarebbe questa la prima volta che un simile progetto di studio troverebbe una diretta applicazione. L’Università di Firenze condurrà la ricerca grazie alle risorse messe a disposizione del progetto Transfrontaliero Gionha, il cui capofila è l’Arpat, Agenzia regionale della protezione ambientale. Il monitoraggio sarà svolto per almeno diciotto mesi dopo l’affondamento della carcassa. Quindi lo scheletro sarà nuovamente recuperato per essere affidato alle strutture del Parco di San Rossore. “Nella storia di San Rossore questo è un fatto quasi unico se si esclude un altro incidente analogo avvenuto negli anni Cinquanta ma dove l’animale era di dimensioni molto minori – ha commentato il presidente del Parco di San Rossore Giancarlo Lunardi – Al di là del dispiacere per quanto avvenuto, adesso abbiamo un interesse scientifico agli esiti del progetto di ricerca. Allo stesso tempo siamo attenti al fattore “tutela ambientale” visto che con le Secche della Meloria, anche il parco di San Rossore fa parte della partita del Santuario dei cetacei”.
I precedenti – L’avvicinamento di balene alla costa ultimamente è molto frequente. Si ricordano le due balenottere entrate nel porto di Portoferraio nel 2007, e la Megattera avvistata il 27 agosto scorso davanti alle spiagge di Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta. Ma non sempre questi comportamenti indicano uno stato di malessere o di difficoltà dell’animale.
Siena