Soldi veri e non promesse fini a se stesse. E’ quello che chiedono i pastori della Cia Toscana riuniti a Nuoro nell’assemblea nazionale per rivendicare un’attenzione seria ai problemi di un settore che non ce la fa più a causa dei costi di produzione sempre in aumento, mentre, calano ricavi e redditi. I produttori – sottolinea la Cia Toscana – non riescono a stare più sul mercato e così molte aziende rischiano di chiudere i battenti. Un quadro drammatico che richiede pronti interventi e soprattutto una nuova politica che consenta ai pastori di avere validi sostegni e di guardare, pertanto, con maggiori certezze al futuro. Insomma, un’azione realmente incisiva che apra prospettive confortanti e permetta di uscire al più presto da una crisi sempre più complessa e preoccupante.


Le criticità del settore – Da qui il forte impegno svolto della Cia Toscana  anche in occasione dell’assemblea nazionale del settore che si è tenuta a Nuoro. “Il settore ovino – sottolinea Enrico Rabazzi presidente della Cia Grosseto e vicepresidente regionale – è in una situazione drammatica. Avevamo chiesto lo stato di crisi e invece abbiamo dovuto assistere anche allo scippo delle risorse della Pac, che attraverso l’art. 68 permetteva di assegnare un po’ di risorse agli allevatori per la qualità e il benessere degli animali; risorse che sono state utilizzate per le assicurazioni alle coltivazioni, che invece devono essere finanziate dallo stato”. Rabazzi critica il ministro delle politiche agricole Galan, “che in questi mesi – aggiunge – ha fatto da scarica barile con la Regione Sardegna sulle risorse da impiegare per il ritiro dal mercato del formaggio invenduto e inventando anche un accordo con il movimento autonomo dei pastori sardi che oltre ad essere nella sostanza una bufala, rischia di creare nuove tensioni fra i produttori in un clima già abbastanza teso”.


L’impegno della Cia Toscana – La Cia Toscana è impegnata con la Regione a ricostruire un accordo di filiera capace di impegnare tutti i soggetti, dai produttori ai trasformatori fino alla distribuzione commerciale. “Un accordo di filiera – prosegue Rabazzi – che possa assicurare per almeno tre anni un prezzo del latte giusto per gli allevatori, individuando anche nuovi criteri per riconoscere e qualificare la qualità del latte e poterne premiare i produttori che ne portano le caratteristiche. Naturalmente esistono anche altri problemi sui quali siamo impegnati; dalle norme igienico sanitarie che vanno interpretate uniformemente in tutta la Toscana, all’anagrafe ovicaprina, che va portata a regime con i minori costi burocratici (importante è stato il sostegno della Regione per abbattere i costi della marchiatura), lo smaltimento delle carcasse e la lotta ai danni provocati dai predatori in particolare dal lupo”.


Assenza di normativa per il settore – Certamente la mancanza di una politica nazione per il settore ovino fa sentire il suo peso quando si tenta di costruire politiche di filiera – aggiunge la Cia Toscana -; non c’è strategia e ogni soggetto è lasciato a se stesso. Sul piano nazionale si registra anche l’incapacità dell’industria di trasformazione nel ricercare nuovi mercati, nel produrre e commercializzare in funzione della remunerazione del prodotto primario, mancanza d’innovazione di prodotto, finendo per scaricare sui pastori, tutti gli oneri e le difficoltà della stessa industria. “Nei prossimi mesi – aggiunge ancora Rabazzi -, saremo impegnati a favorire l’elaborazione di progetti di filiera, utilizzando il bando regionale sul Psr di imminente emanazione. E’ l’occasione per investire sui punti forti e qualificati della trasformazione toscana, per aumentare l’aggregazione del prodotto, qualificare e valorizzare il prodotto caseario trasformato con latte toscano favorendone uno sbocco qualificato sul mercato, in sostanza, – conclude Rabazzi -, ci sentiamo impegnati per cercare di cogliere tutte le opportunità che si presentano per dare una prospettiva agli allevatori ovini della toscana e a tutto il settore”.


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