poli_032Una mozione, firmata da tutti i gruppi consiliari, per chiedere l’intitolazione di una strada della città a Paolo Poli, il grande attore fiorentino scomparso lo scorso 25 marzo. E’ quella presentata nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Vecchio a Firenze dal consigliere Tommaso Grassi. Nella mozione si specifica che è volontà dell’assemblea cittadina di poter procedere all’intitolazione prima dei 10 anni previsti dal regolamento della commissione toponomastica. La mozione propone inoltre di dedicare a Poli l’edizione 2016 dell’Estate Fiorentina e a intitolargli una sala di un teatro cittadino, in accordo con la proprietà. L’atto è stato inserito nell’ordine dei lavori per la seduta di lunedì prossimo, 4 aprile.

Il ricordo di Lavia: «E’ stato un artista coraggioso e splendente» A tornare a parlare nelle ultime ore di Paolo Poli ci ha pensato il maestro di teatro che proprio con Poli, due mesi fa, aveva riaperto il teatro ‘Niccolini’ di Firenze, dopo oltre un decennio: Gabriele Lavia. «Paolo Poli forse non era un artista per tutti, ma un signore del teatro per tanti – ha raccontato Lavia – L’avevo visto vecchio sì, ma in gamba e lucido: è morto a causa dell’età perché la vita è noiosissima ma alla fine è corta. L’ho conosciuto in maniera semplice e abbastanza bene perché abitava, a metà degli anni Sessanta, in una zona di Roma dove casualmente risiedevano solo attori, verso via Monserrato. Ci si incontrava per la strada e ci si diceva : ma che stiamo tutti qua? Per un periodo è stato un privilegio, oggi è diventata zona invivibile. Mi piace ricordarlo come era: inarrivabile per me e per moltissimi altri attori. Paolo Poli era al culmine del suo successo sfolgorante. E’ stato un artista coraggioso e splendente – ha aggiunto Lavia – Il primo a recitare en travesti in maniera così naturale e divertita che non solo nessuno poteva dire niente, ma piaceva da matti. Io me lo ricordo benissimo assolutamente indimenticabile nel ruolo del titolo ne La Nemica di Nicodemi. Il pubblico andava letteralmente in delirio: da non credere a che livello dì comicità, ironia, intelligenza a cui poteva arrivare questo specie di splendido fauno asessuato. Negli ultimi tempi era molto carino anche se non ci siamo più frequentati, ma siamo rimasti amici e facevamo dei discorsi meno frivoli. Penso che nessuno, pensando a lui, non abbia un sorriso anche mesto. Perché aveva questo fondo di malinconia per essere volutamente leggero ma molto profondo. Credo che sia stato felice, la sua vita l’ha vissuta. Non ho mai pensato di dirigerlo perchè se c’era Paolo Poli in scena, c’era solo lui. Sono rimasto male alla notizia della morte. L’ho visto a gennaio per la riapertura del Niccolini e mi era sembrato in gran forma. Sì, era pallido. Ma è sempre stato pallido, perché trovava volgare prendere il sole».