Nella classifica di Ecosistema Urbano, tra le migliori città italiane per salute ambientale ci sono: Belluno, Verbania, Parma, Trento, Bolzano, Siena, La Spezia, Pordenone e Bologna. Dal rapporto annuale di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore, esce un quadro d’allarme ambientale per le grandi città italiane. Con l’unica eccezione di Torino tutti i nostri centri urbani con più di mezzo milione di abitanti vedono peggiorare il loro stato di salute. Tira veramente una pessima aria a Milano, che peggiora in tutti gli indici della qualità dell’aria e in particolare per le concentrazioni di Ozono (60 giorni di superamento, erano 41 lo scorso anno); Napoli e Palermo soccombono sotto i cumuli di rifiuti abbandonati nelle strade, incapaci di intraprendere un sistema di raccolta differenziata efficace mentre a Roma i cittadini patiscono ogni giorno gli effetti dannosi di una mobilità scriteriata, con centro e periferie invase dalle auto private.


Le migliori – Osservando la classifica delle migliori, sul podio, troviamo Belluno, Verbania e Parma. Poi Trento, Bolzano e Siena, La Spezia, Pordenone, Bologna e, a chiudere la top ten, Livorno. Balza agli occhi l’assoluto predominio del fondo della graduatoria da parte del Mezzogiorno e in particolar modo delle città siciliane. Tra gli ultimi venti comuni solo la ligure Imperia (93ª) rimane a rappresentare il settentrione. Le altre regioni rappresentate nella coda della graduatoria sono Calabria, con 4 città, Campania, Sardegna e Puglia. Le laziali Viterbo (84ª), Frosinone (94ª) e Latina (100ª) e la toscana Pistoia (85ª) compongono la rappresentanza in coda del centro del Paese. Palermo è 101ª, poi c’è la calabrese Crotone (102ª) e ultima è Catania (103ª).


XVII edizione di Ecosistema Urbano – Questo il quadro descritto dalle centinaia di dati della XVII edizione di Ecosistema Urbano, l’annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore, presentato oggi a Firenze nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Matteo Renzi, Flavio Tosi e Michele Emiliano, rispettivamente sindaci di Firenze, Verona e Bari, Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento delle Agende 21 locali, Roberto Della Seta, della commissione Ambiente del Senato e Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.


Le metropoli – Grandi centri in caduta libera, eccetto Torino (74ª): Genova, 32ª (era 22ª nella scorsa edizione); Milano, 63ª (ma 46ª lo scorso anno); Roma, 75ª (era 62ª); Napoli, 96ª (era 89ª); Palermo, 101ª (90ª nella scorsa edizione). La flessione è dovuta ad una generale conferma di performance storicamente non esaltanti in alcuni dei settori chiave del rapporto. Come ad esempio la qualità dell’aria, dove Milano peggiora in tutti e tre gli indici, e dove Palermo, Napoli e Roma non brillano. Oppure nel trasporto pubblico dove Palermo arretra con evidenza nei passeggeri trasportati, crollando dai 110 viaggi per abitante all’anno della passata edizione agli attuali 44 appena, e Napoli e Genova peggiorano di poco. O, ancora nella depurazione dove tutte le grandi flettono tranne Torino e Genova che restano stabili. Oppure nella percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata dove Roma resta immobile ad appena il 19,5% e Palermo addirittura scende ad un ridicolo 3,9% (era il 4,3% nella scorsa edizione). Resiste solo Torino, che è 74ª (era 77ª lo scorso anno), proprio perché migliora di poco nelle medie del Pm10 e soprattutto dell’Ozono dove dimezza i giorni di superamento della soglia, scendendo a 36 giorni contro i 74 dello scorso anno, come risale, di poco, anche nei settori del trasporto pubblico, dei consumi idrici e dei rifiuti, sia nella produzione che nella raccolta differenziata, dove arriva al 42%.


Le cause – Nel complesso, i nuovi numeri dei principali comuni capoluogo di provincia d’Italia ci dicono che restano al palo le isole pedonali, le zone a traffico limitato e il verde, si conferma scarsamente utilizzato il trasporto pubblico, mentre crescono le immatricolazioni di automobili, molto probabilmente frutto dell’ennesima rottamazione promossa dal Governo. Non si muove quasi la capacità di depurazione delle acque reflue, così come non diminuiscono sostanzialmente le perdite delle reti idriche. Cresce, ed è una delle notizie più liete di questa edizione del rapporto, la raccolta differenziata, così come la diffusione delle energie rinnovabili. Permane l’emergenza smog anche se le medie del Pm10 si abbassano lievemente, mentre crescono quelle dell’Ozono. Come lo scorso anno si registra una lieve contrazione della produzione di rifiuti e dei consumi di carburante. “La vera emergenza nelle nostre città – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è rappresentata spesso dalla scarsa lungimiranza, dalla mancanza di coraggio e di modernità da parte di chi le governa. Perché se è vero che lo Stato investe pochissimo nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano, questo non può diventare l’alibi per l’immobilismo delle grandi città che oggi invece potrebbero rappresentare il fulcro del cambiamento, approntando da subito interventi sostanziosi quasi a costo zero. Dobbiamo guardare all’Europa. Il road pricing a Londra per esempio, con il pedaggio per le automobili in una vasta area del centro, ha ridotto il traffico del 21%, fatto salire del 6% il numero di passeggeri del trasporto pubblico e portato nelle casse comunali un introito di oltre 150 milioni di euro l’anno da reinvestire nella mobilità sostenibile. Barcellona ha puntato sulla rete su ferro e Parigi ha alleggerito il traffico puntando sul Bike sharing, con decine di migliaia di biciclette a disposizione di cittadini e turisti in tutta la città”.


Firenze