Concia, pelletterie e calzature. Il settore guarda avanti con fiducia dopo essere tornato nei primi nove mesi dell’anno ai livelli pre-crisi grazie all’export per quanto riguarda il fatturato. Numeri ancora negativi, invece, per la produzione. A rilevarlo è uno studio dell’area research di Banca Monte dei Paschi di Siena.

La crescita Il comparto, nei primi nove mesi dell’anno, ha sistematicamente “sovraperformato” l’intera industria in termini di fatturato e nuovi ordinativi: a settembre 2011 le dinamiche tendenziali, benché in rallentamento rispetto ai mesi precedenti, risultano pari, rispettivamente, al +7,5% (+1,9% per l’industria) e al +3,8% (-3,6%). Nettamente superiori anche i ritmi di crescita accumulati nei primi nove mesi dell’anno: +13,7% per il fatturato (rispetto al +7,6% dell’industria) e +17,4% per gli ordini (a fronte di +9,1%); questi ultimi, in particolare, mostrano una maggiore vivacità per la componente estera. L’analisi di lungo periodo del fatturato supporta l’indicazione che il settore, diversamente da quanto accaduto per l’intera industria nazionale, abbia ormai recuperato i massimi pre-crisi raggiunti tra il 2007 e il 2008. Anche considerando il semplice indice grezzo Istat, risulta che il livello medio nei primi nove mesi del 2011 ha superato quota 131, oltre 13 punti in più rispetto all’analogo periodo del 2007. Emergono peraltro segnali di decelerazione per la parte finale di quest’anno.

Produzione in calo I dati complessivamente positivi per il fatturato del comparto non trovano tuttavia adeguato riscontro nella produzione. Dalla metà di quest’anno, l’aumento delle quantità prodotte risulta in progressivo calo al punto che, nella media dei primi dieci mesi del 2011, il ritmo di crescita tendenziale si è ridotto al +0,1%. Tenendo conto dell’effetto aggiuntivo dei prezzi, alla fine dell’anno in corso si prevede che l’aumento del valore della produzione resterà contenuto nel +5,2% anno su anno, a fronte del +6,6% atteso per il comparto manifatturiero. Il significativo divario che esiste tra andamento di fatturato e produzione in valore può essere spiegato, oltre che con lo smobilizzo delle scorte di magazzino accumulate negli anni passati, anche con il fenomeno della “riesportazione”: la domanda viene fronteggiata importando merci semifinite da destinare alla vendita dopo una minima lavorazione effettuata “in loco”. Supportano questa tesi le parallele, significative dinamiche tendenziali registrate fino allo scorso settembre per l’ import e l’export del settore (+14,4% e +17,3%).

Il futuro Le previsioni per il 2012 scontano le ormai diffuse aspettative di recessione per l’economia italiana: la produzione in valore dovrebbe risultare pressoché stazionaria, sia per il settore (+0,4%), sia per l’intero manifatturiero (+0,7%). Data la stagnante domanda interna, sono le esportazioni a fornire il principale supporto al giro d’affari: per la fine dell’anno in corso se ne prevede un aumento ancora significativo, più accentuato per il settore (+17% anno su anno) che non per il manifatturiero nel suo complesso (+10,6%). In parallelo con il deterioramento del quadro economico, il ritmo di crescita su base annua dovrebbe diminuire significativamente nel 2012, portandosi al +3,5% per il settore e al +2,6% per il manifatturiero. Le differenti intensità di crescita stimate per gli aggregati in valore di produzione ed esportazioni dovrebbero risolversi in un aumento della propensione all’export che, alla fine del biennio di previsione, supererà il 54% per il settore a fronte di un livello di poco inferiore al 40% per l’intero comparto manifatturiero.