Secondo i dati di Amnesty International 800 milioni di persone nel mondo sono in condizione di estrema povertà e soffrono la fame. Di questi 350 milioni sono i bambini. Ogni anno muoiono per sete e per fame dai 5 ai 20 milioni di individui, mentre nel mondo si producono alimenti sufficienti per 12 miliardi di persone.
Nella giornata del 21 dicembre di molti anni fa, Madre Teresa di Calcutta si incontrò con i bambini derelitti che mancavano dell’essenziale e morivano di fame. La scelta che ne scaturì (dedicarsi agli ultimi fra gli ultimi) è una scelta che ha valore universale ed è capace di parlare a credenti (cristiani e di altre fedi religiose) e a non credenti.

L'istituzione della Giornata È in questa data simbolo che la Regione Toscana (con la Legge 6/2010) ha voluto istituire la Giornata per un equo sviluppo globale. Un giorno dedicato alla questione dell’interdipendenza planetaria e ad iniziative culturali e di riflessione, sui temi dei diritti umani fondamentali (a partire dal prioritario diritto alla vita), della tutela delle risorse idriche e della necessità di una loro condivisione da parte dell’intera umanità. Il pane è per tutti è il messaggio che nella prima edizione della Giornata dello sviluppo equo intende rivolgere all’insieme delle realtà toscane, al mondo giovanile, a quello della scuola, della cooperazione, dell’associazionismo, a tutti i cittadini sensibili alle tematiche della “globalizzazione dei diritti” e dell’impegno per l’eliminazione della miseria dal mondo.

L'incontro tra culture L’iniziativa centrale del 21 dicembre parlerà per accostamenti, rimandi e messaggi simbolici, in un ideale dialogo fra culture costruito nell’intreccio di linguaggi diversi: da quello storico analitico letterario di un grande intellettuale europeo come Predrag  Matvejevic che parlerà del Pane nostro a quello di Vandana Shiva, che tornerà sui temi della sovranità alimentare, del rispetto dell’ambiente collegato alla difesa della dignità umana, a quello di un originale spettacolo teatrale su Pellegrino Artusi che, in tempi di penuria e di contraddizioni sociali, lavorò a costruire l’ “unità gastronomica” del nostro Paese, elemento dell’ “identità italiana” e della storia dei 150 anni dell’Unità nazionale.