Il prezzo del latte, la lotta alla contraffazione, la regolamentazione della tracciabilità dei prodotti ed il problema dell’esubero del Pecorino Romano. Questi i temi caldi della vertenza e presenti nella Piattaforma della Coldiretti. Dieci giorni circa il periodo di tempo, deciso dal ministero delle Politiche Agricole, per analizzare e valutare il programma stilato e presentato a Roma dalla Coldiretti. Dopo il presidio che si è svolto ieri a Roma, dalla Coldiretti hanno fatto sapere che la mobilitazione dei pastori continuerà a livello regionale e nazionale, per verificare se gli impegni assunti dopo la manifestazione in questione si tradurranno in fatti concreti. “Entro dieci giorni – ha sostenuto il presidente nazionale Marini – le proposte contenute nella nostra piattaforma dovranno trasformarsi in risposte concrete”. Erano oltre 1.000 ieri gli allevatori giunti a Roma da più parti dello Stivale. Decisamente più folta rispetto alle altre la rappresentanza sarda, ma erano presenti anche lavoratori del Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria ed altre regioni, sbarcati nella capitale per urlare, attraverso slogan del tipo “Industriali come lupi strangolano pastori” e “Il prezzo non è giusto”, la loro rabbia contro una situazione oramai insostenibile, ma, allo stesso tempo, anche per stringersi attorno ai propri rappresentanti, protagonisti del vertice svoltosi nel pomeriggio al ministero. Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine (calata nel 2009 del 10%), proseguono sempre dalla Coldiretti, a fare la parte del leone è il Pecorino Romano Dop, che copre l’80%, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano, il Toscano e quello di Filiano, oltre al Fiore Sardo ed al Canestrato Pugliese. Nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell’immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire l’acquisto del Pecorino Romano (95% dell’export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri concorrenti stranieri. Inoltre, l’eccessiva dipendenza dall’export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l’andamento negativo delle vendite durante l’ultimo quinquennio. “Sul fronte commerciale – ha sottolineato al proposito il presidente della Coldiretti della Provincia di Nuoro, Salvatore Mastio – sono necessari investimenti sulla ricerca di mercato ed un orientamento sullo stesso, diversificando la produzione. Il modello del mono prodotto ha fortemente penalizzato il comparto, occorre, dunque, – ha aggiunto – puntare con forza sui piani di qualità per la rivitalizzazione delle nostre DOP e favorire l’esportazione tramite contratti di Filiera”. Queste, dunque, le principali contraddizioni che, se si continuerà a procedere su questa strada, porteranno alla chiusura dei restanti 70mila allevamenti di pecore (calo del 30% negli ultimi dieci anni), indispensabili per l’ambiente, l’economia, il turismo e la stabilità sociale del territorio. La prima regione di allevamento è la Sardegna con 3,2 milioni di quintali latte consegnati, seguita dalla Toscana con 700mila quintali, il Lazio con 420mila e la Sicilia con 180mila quintali.


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