Riforme, che confusione. Non bastava la legge Delrio sulle province a gettare caos nella programmazione pubblica su strade, formazione e chissà quanto altro; non bastava la proposta di legge che giace in Parlamento che vuole imporre a tutti i Comuni sotto i 5000 abitanti di fondersi. Ora è la volta dei comuni di montagna che, con un articolo di giornale, sono stati informati della prossima soppressione di Uncem, l’Unione dei comuni delle comunità ed enti montani. Una decisione che interessa oltre mezzo milione di toscani, amministrati da 14 comunità montane, 5 unioni speciali dei comuni e 156 comuni montani o parzialmente montani a cui si aggiungono 12 comuni non montani.
Uncem chiusa entro l’estate «Dopo settimane di estenuante braccio di ferro, nel Pd passa la linea del segretario toscano Dario Parrini: l’Unione delle comunità montane viene “asfaltata”. Chiusa e annessa all’Anci. Niente più sede in via Cavour, niente più fondi e bilancio separato». Così La Repubblica di Firenze domenica scorsa che ha reso noto il protocollo d’intesa Anci Uncem (pubbblicato solo sul sito Anci Toscana leggi) che «sancisce l’avvio di un rapido percorso di integrazione politico-istituzionale e funzionale-organizzativo» e la trasformazione di Uncem in un Centro studi per lo sviluppo e la tutela delle aree montane. A questo punto le due associazioni hanno tempo qualche settimana per modificare i rispettivi statuti e arrivare, scrive La Repubblica, «entro l’estate» alla fine di Uncem.
Giurlani coordinatore del nuovo Centro studi «Si apre in Toscana una nuova fase di lavoro per lo sviluppo di politiche per la montagna in un’ottica di innovazione e rafforzamento delle istanze delle realtà montane, che ricoprono gran parte del territorio toscano e che rappresentano vere opportunità di crescita e sviluppo socio-economico», è la dichiarazione di Oreste Giurlani, sindaco di Pescia e storico presidente Uncem che, riferisce sempre il giornale, avrà il compito di coordinatore del costituendo Centro studi.
Risparmi per 1,6 milioni Ma per molti primi cittadini toscani si è trattato di un autentico fulmine a ciel sereno. Proprio pochi giorni fa, a Volterra, si erano ritrovati, Orgoglio Comune, compreso Giurlani, per rivendicare l’autonomia degli enti locali e spiegare che gli sprechi della spesa pubblica non stanno in “periferia” semmai al centro. Ma niente. Sembra che in Toscana il diktat democratico andrà avanti, motivando anche il risparmio di 1,6 milioni di euro di trasferimenti regionali all’attuale Uncem.
«Io non ci sto. Scelta calata dall’alto» Non tutto però sembra tornare. E ieri il vicepresidente Uncem, Matteo Mastrini, sindaco di Tresana (Ms) ha detto che non ci sta. «Ho aderito convintamente ad Uncem per difendere la montagna, ma se il presidente Giurlani intende essere inglobato in Anci non lo seguirò. Uncem ha impedito la chiusura degli Uffici postali e difeso l’esistenza dei piccoli Comuni: questo atteggiamento ha infastidito i vertici regionali e li ha portati a chiudere Uncem. L’ennesima scelta calata dall’alto per eliminare il dissenso. Spiace che il presidente Giurlani abbia cambiato idea, ma deve sapere che molti dei sindaci aderenti ad Uncem non sono a caccia di poltrone e non lo seguiranno». Di parere simile, e rimandando ogni decisione ai comuni interessati, si erano già espressi il sindaco di Londa (Fi) Aleandro Murras, di Sorano (Gr) Carla Benocci, di Pitigliano (Gr) Pier Luigi Camilli, e di Magliano in Toscana, Diego Cinelli.
Si aspetta allora la prossima mossa da parte dei giocatori in campo. Intanto, è convocata per il 30 aprile ad Abetone una nuova iniziativa per manifestare in difesa delle autonomie locali (leggi). Da lì tutto era partito qualche mese fa con una fusione con Cutigliano controversa tra il referendum consultivo e la decisione del Consiglio regionale. E da lì si ricomincia.