L'impianto di San Zeno
L'assessore all'ambiente del Comune di Arezzo, Marco Sacchetti
L’assessore all’ambiente del Comune di Arezzo, Marco Sacchetti

Rifiuti fiorentini da smaltire negli impianti del territorio aretino. E’ quanto verrà discusso e votato giovedì 24 marzo, all’ATO rifiuti Toscana sud. Il perché è presto detto: nel territorio di Firenze non ci sono le strutture per lo smaltimento. E allora, la Regione Toscana indica dove destinare i rifiuti. A fare chiarezza su questa situazione è l’assessore all’ambiente del Comune di Arezzo Marco Sacchetti.

Perché dobbiamo smaltire noi i rifiuti di Firenze?
«L’accordo tra ATO Centro a ATO Sud è indicato dalla Regione perché il primo non ha impianti, è un territorio decisamente sottodimensionato da questo punto di  vista. Quindi, dato che il territorio aretino è dotato di strutture certificate, saremo noi ad accogliere i flussi di rifiuti. Non si può rischiare di arrivare ad un’emergenza».

I rifiuti fiorentini però vengono ad inquinare la nostra aria. La politica non può fare niente?
«In questo campo è facile fare demagogia, ma le cose non stanno proprio così. Innanzitutto i limiti previsti per i nostri impianti non vengono superati. A San Zeno l’inceneritore lavora meno di quanto potrebbe. Questo significa che, rispettando le norme previste, possiamo conferire altre quantità di rifiuti, senza necessariamente che questo sia il male assoluto. Nessuno vìola la legge. Vorrei ricordare che quello di San Zeno è un impianto ipercontrollato, con tutte le certificazioni ambientali. Secondo aspetto da tenere in considerazione, è quello economico: Arezzo, Siena e Grosseto beneficiano di introiti importanti con questa operazione. La Tari si abbassa notevolmente».

L'impianto di San Zeno
L’impianto di San Zeno

Quindi, se San Zeno non lavora a pieno regime con i rifiuti aretini, questo significa che non c’è bisogno di ingrandirlo, come viene paventato da tempo.
«No, infatti, ma credo che questo ormai sia un dato di fatto. Dal 2009 il flusso della produzione di rifiuti è scesa, in parte per la maggiore sensibilità dei cittadini e in parte per la crisi. Parlare di raddoppio di San Zeno, in questo momento, non ha senso».

acquaDai rifiuti all’acqua, altro tema caldo. Il Comitato Acqua Pubblica ha attaccato i sindaci dicendo che hanno firmato la nuova stangata dovuta alla ristrutturazione tariffaria.Possibile che i sindaci non riescano, o non vogliano, fare gli interessi dei cittadini?
«Le cose non stanno esattamente come dice il Comitato. Quando nei suoi volantini indica le variazioni percentuali delle tariffe, il Comitato dovrebbe innanzitutto inserire anche le variazioni in negativo, quindi quegli scaglioni che hanno visto abbassare le tariffe. Poi, non è che i sindaci possano andare contro le decisioni dell’Aeegsi (Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, ndr). La delibera dell’Aeegsi di cui parla il Comitato, datata marzo 2015, stabiliva una nuova articolazione tariffaria.  Gli incrementi, c’è scritto nella delibera, non avrebbero potuto superare il 3,5%. Ora, per alcuni scaglioni la percentuale è più alta e per altri invece è più bassa di questa percentuale, ma la media ponderata rimane al di sotto del 3,5%. Tengo a sottolineare che abbiamo ridotto la quota fissa; abbiamo abbassato le tariffe per la prima fascia (da 0 a 30 metri cubi di acqua), e questo proprio per andare incontro alle richieste del Comitato. A fine dicembre 2015, però, l’Aeegsi ha previsto che venisse riconosciuto ai gestori un ulteriore 5% sulle tariffe. E’ chiaro che il 5% e il 3,5% si sono sommati, dando vita a degli aumenti, ma chiederemo che quel 5% venga congelato. E’ già prevista una riunione la prossima settimana. E poi, da giugno, entrerà in vigore una nuova struttura tariffaria e sarà migliore. L’obiettivo è di ridurre il peso fiscale, ma in un quadro normativo che deve essere ovviamente rispettato».

Ma non le sembrano alte le tariffe di Nuove Acque? Tanti cittadini si lamentano.
«Guardi, Nuove Acque è meglio di tanti altri gestori, anche in Toscana. C’è da dire che secondo la legge, i costi per l’espletamento del servizio relativo all’acqua debbano essere coperti dalla tariffa».

Quindi il gestore non ci deve rimettere?
«Esatto. Lo so che il concetto di ‘ricavo garantito’ può far storcere il naso, ma queste sono aziende che erogano servizi essenziali ed è anche giusto il ragionamento del legislatore: non è pensabile che possano fallire. Anche su questo argomento si fa spesso demagogia. Tanti parlano di acqua pubblica, ma cosa significa? L’acqua certamente è pubblica, ma è un bene prezioso. Può bastare l’esempio di Gaia spa, nella costa tirrenica, che ha 70 milioni di debito. Volete che il servizio sia gestito dai Comuni perché si spende meno? In realtà non è così. Ai tempi in cui tutto era interno al Comune, magari le bollette potevano essere più basse ma una parte dei costi andava a finire nella fiscalità generale dell’Ente. Quindi, i cittadini la pagavano lo stesso».

Si parla di acqua e rifiuti, e viene spontaneo guardare alle Società partecipate del Comune di Arezzo. Da voi, giunta di centrodestra, i cittadini si aspettano un segno di discontinuità rispetto al passato, soprattutto per i costi che queste società fanno ricadere sulla collettività. Che intenzioni avete?
«La normativa che sta dietro le società partecipate è complessa, e questo va tenuto a mente. Da parte nostra, abbiamo già snellito alcuni  CdA. Per Aisa spa e Coingas infatti c’è un Amministratore Unico».

Sì, ma quello di Aisa per esempio percepisce un’indennità di 27.000 euro. Non è un po’ troppo?
«A costo di rischiare impopolare, vorrei sottolineare che dietro a questi ruoli ci sono delle responsabilità civili, amministrative e penali. Parliamo di servizi strategici, come i rifiuti e l’acqua. Non voglio difendere le indennità, però credo sia giusto che le responsabilità abbiano una contropartita coerente. Le competenze vanno pagate. E’ proprio sulle competenze che punterà la discontinuità di questa giunta: le società partecipate non devono essere considerate delle poltrone, ma un vero e proprio lavoro. Più azienda e meno politica».

Se la politica deve essere limitata, visto che i CdA di Nuove Acque, Aisa e Aisa Impianti scadono il prossimo 30 aprile, potremo aspettarci anche presidenti di centrosinistra.
«Il percorso da seguire è quello previsto dalla legge. Dovremo arrivare ad un accordo tra tutti i soci. Saranno i sindaci a decidere. Ma ribadisco: la vera sfida è individuare persone competenti. Purtroppo, e questa è una stortura che andrebbe cambiata, gli amministratori delegati sono di nomina privata mentre i presidenti sono di nomina pubblica. Andrebbe fatto l’esatto contrario perché i presidenti, alla fine, sono più una figura simbolica mentre il manager è l’amministratore delegato. Ecco, questa figura dovrebbe essere di nomina pubblica».