I Musei Civici di San Gimignano spalancano le porte a cinque giovani artisti fiamminghi, consolidando così un rapporto di dialogo tra Italia e Belgio inauguratosi nel 2000. E’ stata inaugurata il 17 aprile e rimarrà aperta fino al 26 maggio la mostra dal titolo Metamorphosis III (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” – info: tel 0577940348, musei@comune.sangimignano.si.it).


La mostra – Un sodalizio, quello tra la Val d’Elsa e Le Fiandre, che vive oggi d’arte contemporanea ma che affonda le proprie radici in un rapporto inauguratosi, sullo scorcio del XV secolo, con l’arrivo in terra toscana di importanti opere di maestri fiamminghi, capaci di irradiare sui principali artisti italiani del periodo un influsso assai pervasivo, grazie alla forza del loro peculiare linguaggio artistico. Basti pensare, rimanendo in ambito sangimignanese, a quanta parte abbiano avuto, per esempio sull’opera di Filippino Lippi, della quale i Musei Civici espongono, presso la Pinacoteca, un segmento particolarmente significativo rappresentato dai due tondi dell’Annunciazione, le opere di maestri del calibro di Hugo van der Goes e Hans Memling (tedesco quest’ultimo, ma di formazione fiamminga), allora tanto di moda a Firenze. Metamorphosis III’, nel rinnovare la prospettiva di scambio culturale che, idealmente, dovrebbe unire in maniera sempre più stretta le varie parti d’Europa, valorizzando anche gli aspetti più particolari e apparentemente localistici, presenta stavolta le opere di Yves Coussement,  Ellen de Meutter, Nick Ervinck, Wesley Meuris e Els Opsomer. Sono tutti artisti in cerca di visibilità internazionale che San Gimignano può offrire con particolare efficacia, non solo a causa della propria universale notorietà ma, soprattutto, per quello stratificarsi di opere d’arte contemporanea, incastonate in numerosi angoli della città, in stretto rapporto con l’architettura del centro storico, quale naturale proseguimento della committenza artistica che, in secoli ormai remoti, ha dotato la città di testimonianze tanto note, quanto ampiamente celebrate. I Musei Civici di San Gimignano sono parte della Fondazione Musei Senesi. Un unico soggetto che valorizza ben 43 musei storici, artistici, etnografici, archeologici e scientifici, diffusi sul territorio di Siena e della sua provincia.


GLI ARTISTI
Wesley Meuris

Sin dagli anni novanta Wesley Meuris (Lier, 1977) sviluppa un’opera notevolmente coerente la cui profondità e le sue più ampie implicazioni non sono state ancora valutate abbastanza. Su un primo livello il suo lavoro sembra facilmente leggibile, ma ciò succede perché spesso, leggendo, si esamina l’architettura della lingua. Meuris diventa famoso negli ambienti artistici soprattutto per la serie di sculture e installazioni delle cosiddette gabbie per animali. L’artista ha fatto un’analisi dell’architettura e dell’uso della gabbia media in diversi giardini zoologici e l’ha combinata con una specifica attenzione alla tassonomia d’ogni animale. E’ importante che queste sculture siano interpretazioni artistiche apparenti di gabbie esistenti e le descrizioni scientifiche a esse relative siano, per contro, in sostanza, costruzioni consapevoli. Uno degli aspetti essenziali della sua opera è la scoperta e visualizzazione della tendenza umana verso il desiderio, il significato e la loro diffusione in tutte le forme d’architettura di cui il linguaggio, indubbiamente, è la costruzione più dominante. Come esseri dotati di parola nominiamo sempre l’altro, letteralmente creiamo l’altro tramite la parola, per mezzo di una descrizione. Essenzialmente rinchiudiamo lui o lei all’interno di una rete di significati, che sappiamo non essere assolutamente neutrale o libera da giudizi di valore. Questa componente fondamentale della nostra cultura conduce a un infinito numero d’applicazioni in tutte le possibili discipline tra cui la legislazione, i regolamenti interni, i codici di lavoro, che conducono, tuttavia, a nuove forme di normazione e spesso forzata reclusione.Così recentemente Meuris si è immerso nel mondo dei parchi a tema, che sono già di per sè realtà protesiche ed alternative affette da una propria logica interna oppure, a San Gimignano, egli espone il museo storico, adattato come planimetria e prospetto frontale. Nella sublime installazione The World’s most important artists egli fa personificare i sistemi di classificazione propri di una scienza, come per esempio la storia dell’arte, dai tipici classificatori di metallo d’epoca, antecedenti la digitalizzazione odierna.In mezzo ad un’intera fila d’armadi, il visitatore s’immagina in un vecchio archivio, dove si trovano i classificatori metallici presumibilmente pieni di tonnellate di informazioni su artisti famosi, ordinati secondo specifici sistemi di classificazione.Si nota con ciò che Meuris introduce un raddoppio storico. Da un lato, egli rimanda ai tipici classificatori di ferro originari dell’universo di biblioteche ed archivi, i contenitori necessari alla metodologia scientifica e alla sua industriosità. Dall’altro lato questi armadi sono reminescenti di diverse pratiche concettuali storiche come per esempio l’Index del gruppo britannico Art & Language. Arte come informazione, informazione come arte, recitava allora lo slogan. Ma Meuris non usa gli archivi metallici esistenti, egli li scolpisce in legno. L’artista oggettivizza la lingua umana e la sua tassonomia, comunica questa architettura come dato spaziale astratto e mette così a nudo il suo enorme impatto. Meuris sembra aver trovato una risposta interessante al nostro desiderio d’informazione e comunicazione, in molti casi è quella fobica del nominare. La forma fisica dell’informazione è diventata la vera – perché tangibile – comunicazione. Non dimentichiamo d’altronde la dimensione critica nella sua opera. In quest’ultima installazione vengono anche alla luce, all’interno del mondo artistico, valutazioni soggettive e criteri di selezione


Nick Ervinck
Nick Ervinck (1981, Roeselaere) è uno dei più importanti giovani talenti delle Fiandre, soprattutto per quanto riguarda la trasformazione delle nuove tecnologie digitali in congiunzione con materiali più classici. Di Ervinck mi vengono in mente le imponenti sculture Iebanulk (2005) e Ienulkar (2004-2006) In entrambe le opere salta all’occhio immediatamente il motivo cattedrale. Ervinck usa qui bianchi modelli architetturali purificati, che così sembrano spogliati da un programma per computer (CAD) usato da un ufficio d’architetti. Con Iebanulk questo modello di un edificio religioso archetipico sta in mezzo ad una nave, presumibilmente una nave per merci disparate usata per container?  La nave portacontainer è il simbolo della cattedrale contemporanea o, altrimenti detto: l’economia di mercato è la nuova religione predominante?E’ tipico che Ervinck mescoli e traduca consapevolmente verso la “realtà visuale” simboli, forme e prodotti della dimensione digitale e viceversa. La ricca gamma dei media da lui utilizzati rafforza ancora la sensazione di simbiosi e la sempre maggiore unione tra diversi livelli di realtà.


Yves Coussement
L’artista video Yves Coussement (1978, Turnhout), porta a San Gimignano una selezione delle sue opere più recenti.Coussement si concentra sulle disparate manifestazioni architetturali della città e la sua percezione. In certe opere egli ricerca la formazione dell’immagine di una città all’interno del linguaggio tipico del marketing e del turismo cittadino. Con esse egli porta alla superficie le rappresentazioni, i loro formati nascosti ed i topoi ad essi collegati. In altre opere egli si focalizza su un determinato abitante e sul suo rapporto con il tessuto cittadino, in cui prevale la sensazione d’isolamento.


Ellen De Meutter
Ellen de Meutter (1981, Merksem) nei suoi quadri affascina l’osservatore con le sue dinamiche pennellate e con i meravigliosi motivi. De Meutter sviluppa nelle sue opere sorprendenti, a volte come un rebus, costruzioni narrative, entro cui ritornano regolarmente alcuni elementi. Così diverse forme di fluidità giocano un ruolo centrale nel suo lavoro. Riconosciamo acqua e motivi marini, imbarcazioni, specchi con riflessi, ecc. In quest’ambito è tipico che una progettazione del tutto fluida generi un’eco degli argomenti utilizzati.  Diversi lavori sono immersi in un’allucinante atmosfera notturna da sogno, da cui spuntano aspetti ossessivi e compulsivi.


Els Opsomer
Els Opsomer (1968, Gand) porta a San Gimignano il suo accattivante video November 10 (2007) girato su una piazza d’Istanbul. Secondo un’usanza annuale la vita si ferma in Turchia per due minuti in occasione della commemorazione della morte di Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore e primo Presidente della moderna Repubblica Turca. Atatürk morì alle ore 9.05 del 10 novembre 1938 e da quel giorno la sua scomparsa viene commemorata in modo imponente dall’intero popolo turco. In quel giorno si ferma tutta la vita pubblica e privata e le attività ad esse collegate mentre Opsomer cattura le azioni congelate degli abitanti turchi in mezzo a un’architettura improvvisamente abbandonata e a veicoli non in funzione. Inoltre essa unisce questo fenomeno nazionale ad azioni globali simboliche, in cui il minuto di silenzio è diventato un rituale quasi universale. Lo troviamo in commemorazioni intime personali come pure in avvenimenti più nazionali o internazionali come lo Yom HaShoah o il Giorno della Memoria dell’11 novembre, a ricordo della Prima Guerra Mondiale. Questo aspetto può essere definito una costante nell’opera di Opsomer: l’artista parte da esperienze personali con un paese specifico, fa l’esperienza di una dimensione locale ed arriva così a rivendicazioni più generali conservando la peculiarità periferica. E’ centrale nella pratica di Opsomer lo sviluppo di un importante archivio di diapositive e informazioni. Da più di quindici anni viaggia per il mondo, a volte filmando con una videocamera da 16mm, e registra il tessuto e il paesaggio urbano in cui spicca un’affinità con il cosiddetto “non-luogo” di Marc Augé.Un forte esempio di ciò era il suo straordinario video L’Agonia del Silenzio (2003), girato in Palestina.Opsomer conosce una marcata carriera internazionale, ricordiamo per esempio la sua partecipazione alla Biennale di Gwangju e alla Biennale d’Istanbul nel 2008.


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