“Fu una splendida giornata primaverile quell’11 marzo di 150 anni fa. Ovunque, in Toscana, il sole accompagnò migliaia di cittadini a votare tra la monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II od un generico regno separato”. Così Michele Taddei oggi, dalle pagine de La Nazione, ricorda il primo referendum della storia moderna, chiamato in seguito semplicemente plebiscito (leggi l’articolo intero su www.sienalibri.it).


“Ancora oggi – scrive Taddei – nelle facciate di molti palazzi comunali toscani si trova affissa la lapide-proclama che ne annunciava i risultati.
Regista di quella giornata, che segnerà per sempre la perdita dell’autonomia della Toscana che giusto un anno avanti (27 aprile 1859) aveva cacciato il Granduca Leopoldo II, fu il barone Bettino Ricasoli. Per Firenze e la Toscana quello fu e rimane un gran giorno di festa. Merito soprattutto di quel Barone fiorentino che centocinquant’anni fa, con ferrea volontà, convinse un popolo a seguirlo e a cui sarà dedicato un libro, in uscita il 10 aprile, “Siamo onesti! Bettino Ricasoli il barone che volle l’unità d’Italia” (Mauro Pagliai editore).


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