“Come ogni cambiamento epocale è necessaria la massima prudenza, anche se bisogna prendere in considerazione che la scienza non può essere fermata”. Questo il primo commento di Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf) sulla decisione odierna della Commissione europea che ha concesso l’autorizzazione a coltivare la patata ogm Amflora (per uso industriale e utilizzo dei prodotti dell’amido della patata come mangime), prodotta dalla multinazionale Basf. Una decisione che mette la parola fine alla moratoria in vigore dal 1998, e rappresenta il primo sì di Bruxelles agli organismi geneticamente modificati, dopo anni di dibattiti su questo tipo di coltivazioni.”Auspico – ha aggiunto Sisti – che la ricerca scientifica in Europa non si appiattisca sulle logiche di solo mercato, della produttività esasperata, e che in Italia la diversità biologica delle nostre produzioni possa ancora rappresentare il presupposto per uno sviluppo economico delle aree rurali dei nostri territori. D’accordo anche con quanto dichiarato dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, nelle scorse settimane di non voler imporre la coltura e “la cultura” degli Ogm in Europa”.


La Cia Toscana – L’agricoltura toscana che si fonda su biodiversità e qualità è a rischio, dopo il sì di Bruxelles alla patata Ogm. “Sarebbe stato molto più opportuno attendere le linee-guida annunciate dal presidente Josè Manuel Barroso, il quale ha rilevato, nelle scorse settimane, di non voler imporre la coltura degli Ogm ai singoli paesi Ue. Invece, la Commissione di Bruxelles, con il via libera alla patata transgenica Amflora e a tre nuovi mais biotech, ha praticamente messo la parola fine alla moratoria sulla coltivazione di organismi geneticamente modificati in Europa”. Lo sottolinea il presidente della Cia Toscana Giordano Pascucci per il quale queste decisioni dell’esecutivo comunitario vanno in netto contrasto con l’orientamento espresso dai consumatori europei per nulla favorevoli a produzioni agricole frutto di manipolazioni genetiche.“Esprimiamo tutto il nostro fermo dissenso – aggiunge – nei confronti di decisioni che riteniamo gravi, pericolose, dannose e frettolose, delle quali non c’era alcun bisogno. Su una materia così rilevante e che investe tutta la società, dagli agricoltori ai consumatori, non servono imposizioni drastiche, ma vanno riconosciute e garantite – come, del resto, aveva sostenuto il presidente della commissione Ue- la sovranità e l’autonomia dei singoli Stati. Ci deve essere la libera scelta dei cittadini”. Davanti a queste decisioni da parte del governo di Bruxelles – commenta la Cia regionale – non possiamo che ribadire l’esigenza dell’avvio immediato di un confronto costruttivo fra tutte le forze interessate, compresi gli agricoltori. Comunque, ogni decisione sugli organismi geneticamente modificati va presa dopo una consultazione popolare che si pone indispensabile su un problema di vasta portata non solo economico, ma soprattutto etico. Noi riaffermiamo che il biotech non serve per l’agricoltura toscana e neppure per quella italiana, così diversificata, tipica e di grande qualità”. La posizione della Cia sugli Ogm, infatti, scaturisce non da una scelta ideologica, ma dalla consapevolezza che la loro utilizzazione può annullare la nostra idea di agricoltura e, quindi, l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sul mercato: qualità, origine, tracciabilità, biodiversità, tipicità. “In questa fase di estrema difficoltà per l’agricoltura  – conclude il presidente Pascucci – mi appello al Governo e alla Regione Toscana affinché si attivino per tutelare le nostre produzioni agricole e non esporle così al rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati”.


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