1Fra poco finiranno le pecore. E con esse, niente più latte, con il quale da secoli produciamo il pregiato pecorino. E un attimo dopo, anche l’ultimo allevamento chiuderà il cancello. Per sempre.

E’ una strage senza fine quella che continua in Maremma: gli assalti alle greggi, da parte dei lupi, ibridi o cani selvatici che siano, vanno avanti. E il macabro spettacolo che appare agli occhi degli inermi allevatori al mattino è sempre lo stesso. Uno sconforto infinito, una voglia di abbandonare quello che è il lavoro di una vita, spesso ereditato dal padre o dal nonno, sempre frutto di sacrifici. Perché fare l’allevatore ed il pastore non è un lavoro qualunque, non un lavoro comodo, non è un lavoro facile. Ma come consumatori, spesso ce ne scordiamo quando mangiamo uno spicchio di pecorino fresco o stagionato. Quel formaggio che viene dal territorio, qualcuno l’ha prodotto; qualcuno c’ha messo fatica e sudore per quel latte. Non dimentichiamolo, ogni volta che gustiamo un pecorino accompagnato da un calice di vino rosso. Ne avevamo parlato anche qualche mese fa: “Non si può andare avanti così; gli allevamenti chiudono” aveva detto il presidente della Cia Grosseto Enrico Rabazzi (LEGGI).

Ma, ovviamente, non è cambiato niente. Come apprendiamo, oggi dal profilo Facebook della Cia di Grosseto, infatti, la mattanza continua. “E ora cosa raccontiamo alla famiglia Lozzi…di avere pazienza? Terzo attacco in una settima – si legge -. Queste foto che vedete amici sono il nostro buon giorno, il nostro buon giorno alla politica che ancora tentenna a mantenere le promesse, agli amministratori locali, agli animalisti che vogliono farci passare da criminali SOLO PERCHE’ PORTIAMO AVANTI IL LAVORO DELLE NOSTRE AZIENDE. Un buon giorno anche a tutti quei cittadini che preferiscono non sapere, e che non hanno capito che in questo modo la pastorizia è destinata a estinguersi, e vi garantiamo che se ciò accadesse sarebbe un problema non solo per gli imprenditori agricoli, ma per ciascuno di noi”.

C’è poco altro da aggiungere. Intanto la Toscana ha una ‘legge obiettivo’ per limitare gli ungulati, che con le loro scorribande spazzano via coltivazioni e vigneti. Numeri non più sostenibili. Una legge che deve trovare attuazione quanto prima, per arginare una vera e propria emergenza. Al netto del talebanesimo degli animalisti. Senza dimenticare che per ogni azienda che chiude, c’è un pezzo di territorio che viene abbandonato e che magari, alla prima pioggia, viene giù.