Una richiesta di risarcimento per oltre 33 milioni di euro all’ex presidente della Mens Sana Basket Spa Ferdinando Minucci, ai componenti del Cda e del collegio sindacale della società dal novembre 2004 alla data della messa in liquidazione (21 febbraio 2014) per un totale di 11 persone. E’ quanto contenuto nell’atto di citazione presentato al tribunale di Firenze, sezione in materia di impresa, dal curatore fallimentare della plurititolata società di basket di Siena. Nell’atto depositato nei giorni scorsi si richiede in primo luogo di «accertare e dichiarare la responsabilità solidale» delle 11 persone e di condannarli al risarcimento «di tutti i danni subiti dalla Mens Sana Basket spa in liquidazione e dai suoi creditori».
Fatture inesistenti e evasione imposte Il danno viene calcolato complessivamente in 33.477.826,26 euro suddivisi in 22.738.667.00 euro «pari all’ammontare complessivo delle somme che sono state distratte dalla casse sociali e corrisposte alla società Essedue Promotion a fronte di fatture oggettivamente inesistenti», 8.099.546,26 «riferibili alle sanzioni fiscali da cui la società è stata gravata per avere gli amministratori evaso le imposte dal 2006 fino al 2012», 2.639.613 euro «riferibili alla perdita che il patrimonio sociale ha subito nel periodo in cui la società si trovava in una situazione di scioglimento che avrebbe dovuto imporre agli amministratori di adottare una gestione soltanto conservativa del patrimonio sociale».
In rosso dal 2010 La Mens Sana Basket Spa è stata dichiarata fallita dal tribunale di Siena con sentenza del 4 luglio 2014 su istanza della Procura della Repubblica. Ma ciò che si evince dalla citazione è che il bilancio della società sportiva era in rosso fin dall’esercizio «chiuso al 30 giugno 2010, aggravatosi irrimediabilmente nel corso dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2011 e poi tramutatosi in vera e propria insolvenza». Nel dettaglio nel 2010 con una perdita di 341.940 euro, diventata 268,445 euro nel 2011, tornata a crescere nel 2012 con un utile di 336.987 euro«conseguito soltanto grazie all’iscrizione di un’importante plusvalenza di 8.419.837 euro derivante dalla cessione del ramo d’azienda comprensivo del marchio Mens Sana alla società Brand Management».
Cessione del marchio fuoco di paglia Il corrispettivo della cessione del marchio è stato poi eroso in brevissimo tempo tanto che nel giugno 2012, dopo poco più di 2 mesi, il conto corrente acceso per il pagamento presentava già un saldo negativo. Ma vi è un dato che più di altri evidenzia da un lato la quasi totale inattendibilità dei bilanci della Mens Sana e dall’altro, l’emersione di uno stato di insolvenza ormai irreversibile già in un periodo antecedente a quello formalmente rilevato da parte degli amministratori. La Mens Sana ha infatti intrattenuto una serie di rapporti commerciali di natura simulata o, addirittura, oggettivamente inesistenti, che le hanno consentito di ridurre sensibilmente la fiscalità sui compensi percepiti dai propri giocatori per gli anni 2007 e 2008.
In assenza dei presupposti di legge Tale condotta è palesemente illegittima e ha prodotto come unico risultato quello di far maturare a carico della società un progressivo e costante indebitamento nei confronti dell’erario pari a circa 28 milioni mai effettivamente rilevato negli esercizi chiusi dal 30 giugno 2006 al 30 giugno 2011. Se gli amministratori avessero fatto emergere quali fossero i costi effettivi dei dipendenti e gli oneri fiscali e contributivi correlati, la società avrebbe manifestato fin da subito l’insostenibilità dei costi stessi e di conseguenza anche il proprio squilibrio economico-finanziario prima del 30 giugno 2011. Data in cui la Mens Sana aveva integralmente eroso il proprio capitale sociale e presentava un patrimonio netto negativo di oltre 3 milioni e 400mila euro. Per certi versi, quindi, la società biancoverde ha continuato svolgere la sua attività aziendale dal giugno 2011 fino allo scioglimento del 2014 in assenza di presupposti di legge aggravando il danno al proprio patrimonio sociale già considerevolmente compromesso.
Udienza il 6 giugno Nell’atto si cita le 11 persone a comparire dinanzi al Tribunale di Firenze all’udienza fissata per il 6 giugno. Per certi versi la vicenda s’intreccia con l’inchiesta della Procura di Siena denominata “Time Out” con l’accusa di associazione a delinquere ma è da questa totalmente indipendente da un punto di vista giuridico.