Procura della Repubblica, Università e Corpo Forestale dello Stato combattono insieme l’immissione in commercio di pesce falso o contraffatto. E’ il frutto della convenzione stipulata oggi dai tre enti a Siena e che si avvarrà del progetto scientifico ‘FishTrack’ del dipartimento scienze della vita dell’Università di Siena in grado di identificare la falsificazione o la sostituzione di specie ittiche ad alto valore commerciale con specie meno pregiate. «Le metodiche messe a punto dall’Università-Dsv possono essere dunque impiegate in sede penale al fine di rilevare frodi» si legge nella convenzione che in prospettiva intende allargare l’accordo «su tutti i prodotti agroalimentari quali gli oli di oliva dichiarati di origine italiana e i vini a denominazione protetta». L’accordo prevede che la Procura di Siena possa avvalersi dei laboratori e delle professionalità dell’Università per le analisi specialistiche su campioni prelevati dalla Forestale «presso le mense scolastiche, i centri di ristorazione e di grande distribuzione del circondario di Siena».
Le truffe più diffuse Dai dati divulgati nei mesi scorsi dall’Università gli esempi più frequenti e dannosi di sostituzione delle specie ittiche sono: il Pangasio del Mekong o la Brotula Multibarbata spacciati per Cernia, l’Halibut dell’Atlantico per Sogliola, lo Squalo per Pesce Spada, il Pesce Serra al posto delle spigole o diversi pesci africani venduti come pesce Persico. Le truffe più diffuse si sarebbero verificate inoltre nei casi in cui il pesce è importato e venduto al consumatore finale già sfilettato.
Sicurezza alimentare La convenzione, firmata dal Procuratore Capo di Siena Salvatore Vitello, dal responsabile del progetto FishTrack Francesco Frati e da Donato Monaco del Nucleo Agroalimentare e Forestale, assume rilevanza dal punto di vista della sicurezza alimentare vista la possibilità di identificare le specie potenzialmente tossiche o allergeniche, oltre alle specie provenienti da aree inquinate.