fascia-sindaco_11.jpgSindaci contro. Contro le fusioni forzate, imposte dall’alto come è capitato a Abetone e Cutigliano che dopo un referendum in cui ha vinto il “no”, si sono visti ribaltare il risultato a tavolino da parte della Regione Toscana. Fusioni dall’alto che, a ruota, sono imposte ai Comuni sotto 5mila abitanti come recita una proposta di legge presentata da 20 deputati del Pd. Un testo contro cui si stanno schierando apertamente e in modo trasversale molti sindaci, Pd e liste civiche, della provincia di Siena, 13 quelli che hanno sottoscritto un manifesto per tutelare i loro piccoli territori. Tra i promotori Luciana Bartaletti, sindaco di Chiusdino, a sottoscriverlo, tra gli altri, anche il sindaco di Chianciano Terme Andrea Marchetti e quello di Castiglione d’Orcia Claudio Galletti.

Luciana Bartaletti, sindaco di Chiusdino
Luciana Bartaletti, sindaco di Chiusdino

Sindaco Bartaletti perché ha voluto farsi promotore del manifesto contro le fusioni a freddo?

«Non facciamo barricate a priori ma contro le fusioni forzate, imposte dall’alto da chi pensa ai risparmi e non fa valutazioni sul costo sociale di queste decisioni. Una fusione comporterebbe l’affondamento delle comunità nelle zone marginali, senza la tutela dei servizi fondamentali ci sarà il deserto perché le famiglie si sposteranno verso il capoluogo. Una fusione forzata comporterebbe la perdita dei servizi comunali, degli uffici postali, delle caserme dei Carabinieri, delle scuole. E a nulla serve la promessa di incentivi ai Comuni che scelgono di fondersi perché gli incentivi hanno carattere temporaneo, ma la vita di una comunità dura molti più anni».

Quale può essere una soluzione alle fusioni?

«Come Comune con un popolazione al di sotto dei 5mila abitanti, da tempo abbiamo funzioni associate all’interno dell’Unione dei Comuni della Val di Merse (Chiusdino,Monticiano, Murlo, Radicondoli e Sovicille) con una scelta ben precisa: mantenere la rappresentatività di ogni comunità. Noi sindaci lavoriamo perché le funzioni associate funzionino e ottimizzino le spese per apportare reali benefici nei servizi al cittadino. I veri sprechi si trovano altrove, non nei piccoli Comuni e eliminando questi enti si rischia di perdere i valori su cui si basa la nostra Costituzione che nasce dalle autonomie locali».

Come sindaco cosa può fare contro le fusioni forzate?

«In molti mi dicono “Non fare nulla, tanto hanno già deciso”. Io rispondo che facciano pure, ma i cittadini reagiranno perché nei piccoli Comuni è forte il senso di appartenenza e di identità e questo farebbe superare qualsiasi pensiero politico. Io non sono contraria a priori alle fusioni, sono contraria a quelle imposte. Ma se l’idea di fondersi nasce da un progetto serio e organico attraverso un processo partecipativo allora se ne può parlare. Ritengo che la tempistica della proposta di legge dei deputati Pd ha spiazzato tutti e si è rivelata anche controproducente perché ha fatto innalzare muri contro processi che, invece, andrebbero approfonditi».

Andrea Marchetti, sindaco di Chianciano Terme
Andrea Marchetti, sindaco di Chianciano Terme

Sindaco Marchetti perché ha sottoscritto in manifesto contro le fusioni a freddo?

«Non siamo contrari a priori alle fusioni, se viene dal basso si può ipotizzare e portare in fondo. Troppo spesso si va oltre la volontà dei cittadini, ormai visti solo come contribuenti, imponendo decisioni che non si sa se sono realmente migliorative. Le fusioni vanno bene se realmente si efficientano i servizi a parità di costi. Ma una fusione senza sapere dove si va a finire non ha senso ed è sbagliata. Il passato dovrebbe insegnarci qualcosa: i tagli di Province e Tribunali hanno generato solo caos e disagi e la storia ci ricorda che l’Italia è nata sui Comuni e la storia non si cancella con una legge».

Quale può essere una soluzione alle fusioni?

«Le funzioni associate per esempio. Come Comune di Chianciano Terme facciamo parte dell’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese insieme a Cetona,, Chiusi, Montepulciano, San Casciano dei Bagni, Sarteano, Sinalunga, Torrita di Siena e Trequanda. Un progetto nato per risparmiare costi senza diminuire la qualità dei servizi offerti ai cittadini delle diverse comunità. Risparmi si stanno registrando, ad esempio,nelle sottoscrizioni di assicurazioni comunali congiunte, nei piani di promozione dei territori e in tanti altri settori. Un ragionamento comune preservando le identità di tutte le comunità».

Come sindaco cosa può fare contro le fusioni forzate?

«In Consiglio comunale abbiamo approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco a perorare la causa del “no” alle fusioni a freddo in ogni sede competente: dal Governo alle Regioni, passando per l’Anci. Quello che bisogna far comprendere è che con le fusioni decise a tavolino non ci sono reali risparmi ma solo disagi per i cittadini che si sentiranno sempre più isolati e si ritroveranno a vivere in un territorio di periferia. Penso che le fusioni abbiano il reale obiettivo di tagliare: scuole caserme, poste. E’ questo è gravissimo. I problemi non sono i piccoli Comuni, gli sprechi sono altrove, nelle grandi città come Roma che è piena di scandali. Perciò io dico “no alle fusioni, sì alle scissioni”, spezzettiamo le metropoli e le controlleremo meglio».

Claudio Galletti, sindaco di Castiglione d'Orcia
Claudio Galletti, sindaco di Castiglione d’Orcia

Sindaco Galletti perché ha sottoscritto il manifesto contro le fusioni a freddo?

«Perché sono fermamente contrario alle fusioni imposte per legge, dall’alto, senza un percorso partecipativo, condiviso con la cittadinanza anche attraverso un referendum. Il criterio di riferimento per obbligare alle fusioni non può essere solo il numero degli abitanti, va valutata anche l’estensione. I rischi reali sono la perdita delle municipalità, che succederebbe alle scuole dell’obbligo, alle caserme, ai servizi sul territorio? E’ difficile capire oggi cosa succederebbe, ma di sicuro ci sarebbe un peggioramento dei servizi offerti al cittadino».

Quale può essere una soluzione alle fusioni?

«Io penso che la soluzione migliore siano le funzioni associate. Il Comune di Castiglione d’Orcia fa parte dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia insieme ai Comuni di Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Radicofani e San Quirico d’Orcia. Abbiamo associato 15 servizi, di cui alcuni obbligatori e altri in modo volontario, come per esempio la Polizia Municipale, il canile comprensoriale, i servizi sociali e socio sanitari. E quello che abbiamo ottenuto è una riduzione dei costi senza perdere la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Le funzioni associate sono una validissima alternativa alle fusioni che non significano altro che la cancellazione di storie di Comuni che esistono da secoli».

Come sindaco cosa può fare contro le fusioni forzate?

«Insieme agli altri sindaci della provincia abbiamo messo in moto questa iniziativa istituzionale che manifesta la contrarietà alle fusioni forzate. Ma è opportuno che anche la politica si esprima e invece mi sembra che stia abdicando a questo ruolo con il risultato che il Parlamento sta affrontando la questione fusioni in modo superficiale. E questo è inquietante, inaccettabile e totalmente contrario alla democrazia».