La protesta contro il decreto salvabanche, che domenica 31 gennaio sarà in scena nuovamente a Roma è andata in scena domenica ad Arezzo, il luogo dove fin dall’inizio la protesta è stata più forte per le implicazioni politiche legate alla decisione di salvare Banca Etruria, Carife, Carichieti e Banca Marche.

A riportarla qui è stato il Movimento 5 stelle: non solo contro Matteo Renzi e il Pd, ma perché da qui e’ piu’ facile ‘attaccare’ il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi il cui padre, Pierluigi, e’ stato vicepresidente della banca. E contro la Banca d’Italia, «che deve tornare pubblica», spiegano il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, per «evitare i conflitti di interesse» che invece ha da quando «e’ controllata dai privati». In piazza San Jacopo, ad ascoltare i due esponenti di punta dei pentastellati, non ci sono le 5.000 persone che qualcuno attendeva, ma solo alcune centinaia di persone. Non c’e’ neppure Beppe Grillo: non era annunciato, ma molti speravano facesse la sorpresa dell’ultimo minuto. In attesa del decreto del governo che dovrebbe dare risposte agli obbligazionisti, decidendo anche i criteri con cui i soldi dovranno essere assegnati, il M5s cerca di rilanciare la protesta. ‘Sopra la banca la casta campa, sotto la banca l’Italia crepa’, si leggeva in uno degli striscioni portati davanti al palco dove poi Di Battista e Di Maio hanno chiuso la manifestazione. «Non siamo certo speculatori», ha detto Simone dell’Associazione vittime del salva-banche, chiamato prima di loro sul palco insieme ad altri risparmiatori. «Noi ci fidavamo della nostra banca», hanno gridato dalla piazza, mentre il vicepresidente della Camera chiedeva al Governo di fare, «in 20 minuti un decreto ‘salvarisparmi’ come in 25 minuti, di domenica, ha fatto il decreto salva banche».

Foto di Anna Martini