Cheik Tidiane Diaw e la sua vittima Ashley OlsenUna vita da immigrato irregolare in Italia, fatta di lavoretti saltuari e malpagati. Ma poi c’erano le nottate sulle piste da ballo delle discoteche fiorentine. Scorreva così a Firenze la vita di Cheik Tidiane Diaw, il 27enne senegalese fermato dalla polizia per l’omicidio della statunitense Ashley Olsen, trovata morta il 9 gennaio scorso nel suo monolocale a Firenze. Cheik era arrivato in Italia circa dieci mesi fa. Un lungo viaggio della speranza iniziato da Dakar, in Senegal, per raggiungere i due fratelli a Firenze.

La vita e le foto su Facebook di Cheik Prima che la polizia lo arrestasse viveva con loro in un appartamento non lontano dal centro. Un ragazzone alto un metro e 90, sorridente nei selfie postati su Facebook. Ma anche capace di una violenza inaudita.  Ashley Olsen, esile, uno scricciolo di un metro e 50, appena 45 chili, non ha avuto scampo di fronte alla sua reazione incontrollata al suo ‘no’. Prima di commettere l’omicidio Cheik era riuscito a non farsi notare troppo. Incensurato, praticamente sconosciuto alle forze dell’ordine. L’unica traccia negli archivi risale allo scorso dicembre, quando è stato identificato nel corso di un intervento per una rissa fuori da un locale. Ultimamente si guadagnava da vivere distribuendo volantini pubblicitari delle discoteche. Un lavoretto che gli aveva procurato il fratello maggiore, regolare in Italia, ‘buttadentro’ per alcuni locali. Il mondo della notte e i suoi luccichii lo avevano stregato. A Cheik piacevano la musica, le belle ragazze e i vestiti alla moda. «Sembrava un tipo tranquillo», raccontano i suoi vicini di casa. Di giorno si vestiva sportivo, la notte più elegante: le foto di Facebook lo ritraggono mentre balla in discoteca in giacca e cravatta, con addosso scarpe di Gucci e cinture Louis Vuitton. Non è chiaro da dove arrivassero i soldi. Spesso lui e il fratello sono stati visti rientrare a casa all’alba, accompagnati da persone su auto di grossa cilindrata, spesso donne. Una di queste serate è finita con l’omicidio. Il 27enne, in preda a uno stato di alterazione probabilmente dovuto a un mix di alcol e cocaina, ha aggredito e ucciso la giovane donna americana appena conosciuta al locale ‘Montecarla’. Una testimone, amica di Ashley, ha detto alla polizia di non approvare la conoscenza del senegalese, definito «una brutta persona». Le due amiche hanno litigato per questo. La stessa teste ha precisato alla polizia che Ashley avrebbe parlato col senegalese per acquistare cocaina.

 

La ricostruzione Quindi i due sono andati a casa di lei, hanno avuto un rapporto sessuale. Poi lei gli ha detto di andarsene, lo ha cacciato in malo modo, scatenando la sua reazione incontrollata. In un attimo il ragazzo che su Fb si faceva fotografare mentre accarezzava un pony si è trasformato in un brutale assassino. «Sulla base dell’interrogatorio emerge che non c’era l’intenzione di uccidere». Così l’avvocato Antonio Voce, che difende Tidiane Cheik Diaw. «L’accusa – ha aggiunto il legale – si basa sul fatto che il decesso è dovuto a uno strangolamento, ma su quello bisogna valutare l’esito dell’autopsia». L’indagato sostiene di averla spinta dopo un litigio e che la donna abbia battuto accidentalmente la testa. Nel frattempo i genitori di Ashley Olsen «non hanno voluto conoscere i dettagli della vicenda. Hanno aspettato molto per vedere la figlia, sono affranti, non se la sentono di parlare». Lo ha detto ai giornalisti l’avvocato Annamaria Gallo, legale della famiglia. I genitori sono rimasti a lungo in raccoglimento vicino alla salma di Ashley, poi hanno lasciato le cappelle del commiato di Careggi e oggi saranno alle 15 alla Chiesa di Santo Spirito a Firenze per l’ultimo saluto alla ragazza americana.