croce-del-travaglio-sienaUna città è la storia della sua gente, sempre, e vale anche per Siena. Una città è anche il modo con cui viene governata, a cominciare dalle regole che adotta per armonizzare anche la sua dinamica di crescita – o di involuzione – urbanistica. Si è ragionato molto negli ultimi tempi, per esempio, sulle modifiche del centro storico: dal mutamento genetico dei suoi negozi, con la scomparsa di tante insegne della tradizione artigianale e commerciale senese; alla vivibilità difficile, a cominciare dalle difficoltà di parcheggio per quegli ormai poco più di diecimila abitanti che vivono dentro le mura. Stupisce che di pari passo a questa riflessione sul centro storico non sia emerso un dibattito sul Regolamento urbanistico che scade fra poco più di cento giorni. Quanto meno sul piano dell’attenzione, il ritardo è evidente. Tutto sembra avvolto nel silenzio, o comunque ristretto al chiuso dei dialoghi nel sottoscala dei rapporti tra Amministrazione e partito di maggioranza. Come fosse roba solo da addetti ai lavori.
Il Regolamento resterà ovviamente in vigore fino ad approvazione del nuovo atto, ma certo è che i ritardi sul varo del nuovo strumento provocano conseguenze non da poco: si va avanti con varianti caso per caso, senza avere una visione strategica di insieme. Si andrà a varare il Piano del Traffico, come sta per avvenire (la Commissione Assetto del Territorio verrà convocata su questo tema a breve), senza che questo “dialoghi” con un ordinamento più generale.
Il Regolamento Urbanistico è, in sostanza, un atto fondamentale, che può essere strumento di rivitalizzazione di un settore in crisi nera come l’edilizia, ma anche contenitore/generatore delle modifiche sociali di una città, del modo di abitare, di fruire dei servizi. Ed è banco di prova decisivo per la compagine di governo. Che deve dimostrare capacità di coinvolgimento della città nella discussione preventiva, finora completamente assente. Non basterà approvarlo, il Regolamento, magari nel 2017 a ridosso della scadenza elettorale, ma dimostrare di aver saputo coinvolgere i cittadini in una modalità di partecipazione reale.
Il Regolamento Urbanistico che è in vigore fu approvato dal Consiglio Comunale il 24 gennaio 2011 e reso efficace – attesta il sito del Comune – con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana del 6 Aprile 2011. Sul sito del Comune c’è anche una ricca documentazione che fu definita nelle fasi propedeutiche all’iter procedurale di approvazione del Regolamento stesso, che andò avanti per anni: per esempio, la relazione sulla domanda abitativa, la valutazione degli effetti, la relazione sul metodo.
In ogni città ci cerca di arricchire questa fase di approfondimento analitico, con iniziative di sensibilizzazione dei cittadini, che poi, a loro volta, potranno anche esprimere le proprie osservazioni sul Regolamento stesso. Forse siamo stati distratti, ma non vediamo traccia di questa volontà di coinvolgimento, a cento giorni dalla scadenza del Regolamento.
In ogni città assume una particolare rilevanza, soprattutto nell’ultimo anno di vigenza del Regolamento, l’attività della Commissione consiliare Assetto del Territorio. La sua presidente, Carolina Persi, aveva detto diciotto mesi fa: “Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi ci saranno temi su cui sarà fondamentale un confronto aperto e approfondito: dal bilancio previsionale alla discussione in corso sul Santa Maria della Scala; per non parlare delle modifiche da apportare al Regolamento Urbanistico e al Piano del Traffico. Temi, questi, sui quali è utile il contributo progettuale e di analisi di tutti, fermo restando che terminato il dibattito una decisione dovrà essere presa”. Il Pd ha confermato questa impostazione, indicando come priorità il reperimento delle risorse per il Regolamento Urbanistico, per la prima volta senza apporto di fondi né dallo Stato né dalla Regione. E si dovranno quindi fare delle scelte anche in sede di Bilancio preventivo. Siamo, dunque, ad una fase in cui il sostanziale Aventino delle forze di opposizione in Commissione Assetto del Territorio, forse dovrebbe essere conclusa. Altrimenti restano le interviste e le esternazioni su Facebook, ma poca sostanza per incidere nel tessuto nevralgico della città, a cominciare da quella città murata che ha bisogno di un’attenzione capillare per non svilirne qualità e identità.
Proprio sul centro storico, ma più in generale sulla città perché non perda tracce di se stessa, le cose più belle, più vere e genuine, le ha scritte su Facebook qualche settimana fa una giovane senese, Camilla Marzucchi, nel giorno in cui si è chiusa, nel Corso, la Boutique di sua nonna. Uno di quei negozi che erano la vetrina di una Siena che non c’è più, travolta – come tutte le città, del resto – dalle liberalizzazioni, dai franchising, dalle cineserie. Quello che ha scritto Camilla dovrebbe farci riflettere, senza acrimonia, senza per forza additare qualcuno al pubblico ludibrio. Semplicemente per ricordare che dietro ogni pezzo della nostra città, dietro ogni piccola storia, c’è una persona, che a sua volta rappresenta un tassello di una storia più grande, che è quella di una città, fatta, appunto, di uomini e di donne, le cui trame di vita individuali diventano il mosaico più complessivo che caratterizza – o caratterizzava – la nostra città.
Camilla ha scritto così: “Oggi si spegne per sempre l’insegna della Boutique Marzucchi, hai vestito Siena per oltre sessant’anni e resterai per sempre la più grande sarta a cui la nostra città abbia dato i natali. La tua eleganza, il tuo gusto, la tua avanguardia nella moda e la tua professionalità sono state portate avanti con amore e dedizione dalle tue “ragazze” fino a ora. Sei stata una grande maestra Nonna. Siena, l’Italia, sono molto cambiate da quando sei volata in cielo e probabilmente non c’è più posto per la tua filosofia, basata sulla competenza e la qualità. Negli anni, alla manifattura di alto livello sono susseguiti i prodotti industriali e l’abbigliamento è finito sui negozi on line. Quando eri piccola e vedevi salire i tuoi coetanei sulle carrozze, sognavi di poter avere lo stesso privilegio anche tu, che da Derna ogni mattina ti recavi nel Refe Nero a imparare il mestiere. Erano gli anni della nobiltà e della borghesia, gli anni della miseria in cui una ragazza figlia di un mastro e di una contadina non sarebbe potuta diventare mai più di una “sartina”. La tua bravura e la tua tenacia ti hanno però premiato anni dopo, dandoti il riconoscimento che meritavi. Per la tua ambizione, per la tua passione sarai per sempre il mio modello da seguire. Sei una delle più grandi donne che abbia mai avuto l’onore di conoscere e pubblicamente sono a ricordarti e a confidare, che sono onorata di essere la nipote di Lina Marzucchi. Grazie a te, a Nonno Nello, alle tue sarte e alle tue dipendenti, per l’infinito sogno fatto di pizzi e chiffon che mi avete fatto vivere per trentatré anni. Ti voglio bene “. Grazie a te, Camilla.