Leggendo la stampa odierna, apprendiamo di una gara di numeri sull’apertura del Giubileo. Purtroppo i media, i giornalisti, ancora una volta analizzano tutta la realtà con lo stesso metro, quello della politica, del successo “subito”, e questo è un grosso limite per tutto ciò che è spirituale.
Nonostante una Roma impaurita, che come capitale più di altri teme un “Parigi-bis”, non sono pochi i 70 mila in San Pietro di ieri.
Questo perchè i fedeli di tutta Italia, di tutto il mondo, sono accorsi in grande massa nelle Cattedrali e nei Santuari, nelle tante “porte sante” volute dai Vescovi su concessione di Francesco.
Ieri strapiena Montenero, a Livorno, dove anche personaggi importanti sono saliti privatamente.
Tutti a “lucrare” l’indulgenza. Altro errore giornalistico: il Papa avrebbe eliminato il termine “lucrare” o “acquistare”. Come al momento dell’insediamento molti sottolinearono quel “vescovo di Roma”.
Invece Bergoglio fa il Papa, e lo fa con la piena potestà, forse anche con meno collegialità dei predecessori. Così come la scelte linguistica, che teologicamente condivido, di non accentuare l’espressione “lucrare”, non cambia di una virgola una dottrina, per la quale le nostre pene temporali, conseguenza del peccato (già, roba dimenticata, ma reale e presente nel Credo non solo dei cristiani) sono alleviate grazie ai meriti di Cristo e dei Santi. Ai quali noi partecipiamo, proprio facendo appello alla Misericordia di Dio, proprio aderendo al giubileo, nelle forme che la Chiesa da sempre dispone.
Ma il lato da evidenziare è un’altro. Ed è la grande continuità tra Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco sulla Misericordia.
Un tema voluto da Cristo stesso, con le mistiche apparizioni a Suor Faustina Kowalska negli anni 30. Fu Wojtyla a prenderle sul serio: fu costituita solennemente la I domenica dopo Pasqua come Festa della Divina Misericordia. E nel silenzio, da anni, sono centinaia di migliaia le immagini del Gesù misericordioso (con la scritta “Gesù Confido in Te”) diffuse tra il popolo cristiano nel mondo. Benedetto ha approfondito teologicamente l’aspetto, nella “Deus Caritas Est”: da grande teologo, ha spiegato con parole comprensibili ed attuali l’amore di Dio, per cui la Misericordia è un sentimento che fuoriesce dalle “viscere” paterne e materne del Padre. Quasi una necessità per Dio.
Bergoglio, con il suo stile pastorale, è un predicatore instancabile della Misericordia. In fondo, come disse il Cristo nelle apparizioni, riconosciute, a Suori Faustina: «l’umanità non troverà la pace finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia».
Credo che questa sia la chiave più autentica di lettura di questo giubileo: estendere i sentimenti di Dio a un’umanità ferita e smarrita. La complementarietà dello stile e delle capacità dei 3 Papi ha dell’incredibile. Segno della firma del grande regista.