milioni-di-risparmi-in-fumoÈ la prima volta che in Italia i risparmiatori di una banca sono chiamati a pagare un prezzo così alto. Con un colpo di spugna, in una domenica sera qualsiasi di un uggioso novembre, il Governo ha cancellato milioni e milioni di euro con un decreto: salvare le 4 banche commissariate (CariFerrara, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti) azzerando i patrimoni dei risparmiatori. Una firma mortale che, per Banca Etruria, vuol dire aver cancellato mezzo miliardo di euro: 120 milioni circa se si parla delle azioni, più di 250 milioni invece in obbligazioni subordinate. Quest’ultime sono il tasto più dolente della questione. Non solo per il mezzo milione di euro andato in fumo che getta nella disperazione quasi 5mila risparmiatori di otto regioni italiane, ma per le tensioni che gravano sulla città di Arezzo. Tra i risparmiatori c’è chi vuole andare contro Banca Etruria con una class action; i più fiduciosi, pochi, sperano che nei prossimi cinquanta giorni il premier Renzi ci ripensi e metta in atto una modifica o ritiri il decreto, così da non perdere tutto o quasi; i più furiosi incolpano i dipendenti della banca, rei di aver venduto i prodotti finanziari; i più disperati minacciano il suicidio.

bancaetruria«Piccoli risparmiatori mandati a morire» «Se si pensa che un anno fa Banca Etruria distribuiva gli utili, aumentavano il capitale quando le azioni già non valevano niente, questo decreto ha dell’incredibile». A parlare è uno dei tanti obbligazionisti e azionisti della banca aretina che oggi hanno perso tutto. «Perché non hanno venduto Banca Etruria alla Banca Popolare di Vicenza che pagava le azioni circa un euro, un euro e dieci? – spiega – Con Vicenza poteva essere un tipo di salvataggio, questo di ora è un furto. Ci sono troppi misteri. Il Cda aveva pochissime azioni, questo deve farci riflettere. Non hanno rischiato niente. Altra questione: quando mai si è visto che lo Stato italiano si riunisce di domenica per fare un decreto con il Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica e il Ministro dell’Economia? Padoan, Renzi e Mattatrella hanno siglato un decreto in cui hanno mandato a morire i piccoli risparmiatori senza guardare minimamente chi sono. In tutti i fallimenti, In tutte le procedure di sistemazione di un debito c’è un ordine di privilegio in cui devo rispettare una certa parità di condizioni per i creditori. Qui hanno mandato a morire solamente chi deteneva questo tipo di titolo, senza guardare chi lo deteneva. Se avevano l’idea di aiutare la banca – conclude il risparmiatore – questo decreto è la cosa peggiore che potevano fare».

Obbligazioni subordinate, « il rischio veniva sempre minimizzato dagli operatori» «Il grande problema non sono le azioni, ma le obbligazioni che hanno fatto sottoscrivere ai privati – spiega un ex socio di Banca Etruria, obbligazionista -. Al momento della sottoscrizione, quando si compila il modello della MiFid, quello del rischio finanziario, c’è una clausola in cui è scritto che in caso di default della banca, questi titoli finanziari non verranno rimborsati. Però dato che non è mai successa in Italia una cosa di questo genere, abbiamo firmato tranquillamente. Anche perché la dirigenza puntava molto sulla sottoscrizione e gli operatori in filiale spingevano molto con i clienti. Quando tu dai una scheda MiFid a casalinghe e pensionati è molto probabile che la compilino come se fosse la schedina del totocalcio. Senza sapere bene dove mettere una crocetta. È molto probabile che in questi casi l’impiegato che gli ha fatto riempire questo modello sia nell’occhio del ciclone per aver consigliato cosa scrivere. Questi impiegati ora stanno subendo l’infamia del pubblico, ma sono solo dei “due di briscola” che stanno prendendo un sacco di schiaffi, quando non hanno responsabilità. Non avevano scelta. Non hanno poteri dirigenziali, anche gli impiegati di alto livello, erano come frustati, spinti dalla dirigenza a vendere per primi questi prodotti. Perché dovevano fare il budget e vendere a tutti i costi. Anche i direttori di filiale erano pressati dall’amministrazione. A monte c’era il disegno di spingere un determinato rischio in una direzione. Questo è avvenuto specialmente nell’ultimo anno e mezzo: guarda caso dal Governo Renzi. Hanno raccolto un sacco di milioni con questo tipo di obbligazioni subordinate, che sono particolari proprio perché prevedono un rendimento un po’ più alto a fronte del rischio di default della banca, caso in cui il finanziamento sarebbe andato perso e non rimborsato. Chiaramente il rischio veniva sempre minimizzato dagli operatori».

I dipendenti:  “Siamo mortificati e umiliati» «In una città come Arezzo in cui l’economia è ridotta a zero e non è rimasto più nulla, questo decreto è stato il colpo di grazia – spiega un impiegato di Banca Etruria di Arezzo -. Sì, hanno salvato 1200 di noi, benissimo. Ma hanno massacrato migliaia di risparmiatori. In banca abbiamo tutti paura. Paura di parlare e paura della rabbia e della disperazione dei clienti. Ci sono già stati dei gesti poco piacevoli. Ma lo capisco. Il cliente che si fida di te per anni ora si sente tradito, preso in giro, derubato. Però c’è una cosa che va detta: noi eravamo tranquilli quando vendevamo un certo tipo di prodotto. Ora siamo mortificati e umiliati. Ad Arezzo ci conosciamo tutti. Quando si va a toccare il denaro, si tocca il cuore delle persone. Si conosce la loro storia, i problemi familiari, l’intimità. I rapporti sono confidenziali. Alcuni di noi sono disperati perché hanno fatto sottoscrivere queste obbligazioni, si sentono responsabili quando non lo sono. Ora siamo spaesati, non sappiamo da chi dobbiamo tutelarci: dalla banca o dai clienti?»

Correntista e azionista: «Da anni le azioni di Banca Etruria erano carta straccia» «Da anni le azioni di Banca Etruria erano carta straccia – aggiunge una cittadina aretina, correntista e azionista di Banca Etruria – Ne ho poche, 150. Le avevo comprate a 17 euro, oggi valgono zero. Ho perso circa 3mila euro. Sei anni fa io già lo sapevo che la situazione sarebbe precipitata, bastava guardare i bilanci. Da quando nel 2001 l’economia orafa ha iniziato a crollare, Banca Etruria è andata giù con lei. Perché Banca Etruria si era specializzata nei prestiti e nei fidi alle aziende del comparto orafo. Con tutte le chiusure di aziende che ci sono state nel comparto manifatturiero le insolvenze sono state altissime. In passato poi venivano dati prestiti con poche o zero garanzie. Pratiche folli. Quando si parla di azioni c’è un alto tasso di rischio. Quando si parla di obbligazioni invece è tutta un’altra cosa. Il rischio tra i due tipi di prodotto non può essere paragonato».