Un eccezionale trapianto di fegato è stato recentemente eseguito con successo su un giovane affetto da una rara forma di emofilia, detta di Von Willebrand tipo 3. Quello eseguito a Pisa è il quarto caso mai registrato al mondo ma erano ormai oltre10 anni che procedure del genere non venivano effettuate, a causa degli scarsi risultati ottenuti. L’intervento stavolta è stato possibile grazie ad una preparazione e pianificazione minuziosa che ha impegnato, in tutto, oltre 150 professionisti. Questa patologia, infatti, espone il paziente ad un elevatissimo rischio di emorragie incontrollabili o, al contrario, di complicanze trombotiche irreversibili durante e dopo le procedure chirurgiche. Il paziente, un giovane di 35 anni, era seguito sin dalla nascita al Centro di riferimento per le malattie emorragiche dell’Ospedale Gaslini di Genova diretto dal dottor Angelo Claudio Molinari e successivamente anche dal professor Antonino Picciotto e dalla dottoressa Simona Marenco nell’Unità operativa di diagnosi e terapia delle epatopatie e ambulatorio del trapianto di fegato dell’Irccs San Martino-Ist di Genova, in quanto aveva sviluppato una cirrosi epatica virus-correlata ormai in fase terminale
Il successo di una complessa macchina organizzativa «L’eccezionalità dell’intervento – sottolinea il professor Franco Filipponi, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell’Aoup – sta, oltreché nell’essere stati in grado di portare a termine con successo un intervento dagli enormi rischi e criticità potenziali, nell’essere riusciti a coordinare una complessa macchina organizzativa in cui anche il più piccolo degli ingranaggi era indispensabile per il successo della procedura. Professionisti di èquipe e addirittura ospedali diversi, hanno lavorato in perfetta sincronia, come solo pochi centri di eccellenza possono garantire. Il mio ringraziamento va a chi, quella notte e nei giorni successivi, ha reso possibile la riuscita dell’intervento con un impegno continuo ed eccezionale, ben oltre quello richiesto dai normali contratti di lavoro. Non solo quindi ai medici direttamente impegnati nella procedura ma anche a tutto il personale medico ed infermieristico della sala operatoria, del coordinamento e della degenza protetta della nostra unità operativa, dei laboratori impegnati negli indispensabili quanto continui dosaggi ematici, del personale della farmacia e del servizio di trasporto dei campioni biologici dell’ospedale».
Pisa sulla rivista americana La rivista American Journal of Transplantation, la più prestigiosa del settore, riconoscendo l’eccezionalità dell’intervento, pubblicherà un articolo sul caso eseguito a Pisa, ritenendo la metodologia seguita un esempio che apre nuove prospettive di cura ad altri pazienti nelle medesime condizioni. «A diversi mesi dal trapianto – conclude Filipponi – il paziente sta bene, non manifesta più la complicanza della cirrosi epatica e può abbracciare con maggiore tranquillità e fiducia nel futuro i suoi figli».