pizzaNon ci riesco. Vorrei pensare ad altro, ma non posso. Gli attentati di Parigi di una settimana fa mi stanno conficcati nella testa come una spina nel collo: non riesco a toglierla. E allora tanto vale ammettere che c’è. Credo che uno degli obiettivi di queste mattanze sia scardinare il nostro modo di vivere, farci sentire costantemente minacciati sapendo che andare a un concerto, a vedere una partita o a mangiare al ristorante può costarci la vita. E magari arrivare a pensare che scrivere di ricette, cibo e cuochi sia una attività superflua, un po’ troppo divertente e libera, pertanto da abolire. Ecco, io a questa logica non ci sto. Le mie “Bolle di sapore” sono forse l’unico modo concreto che ho per oppormi a questa strategia della paura e delle tenebre mentali quindi continuo e continuerò a scriverle. Come si dice? «Quando i lupi sono alla porta, è il momento di mettere in tavola il servito buono». Così, tanto per informare i diretti interessati, ho appena tirato fuori i miei bicchieri di Baccarat.

La ricetta  Scegliere un piatto che sia sinonimo di condivisione e universale appeal non è semplicissimo. Ci sono gli spaghetti, con possibili varianti i noodles e la pasta orientale in genere, ma non sono immediati per tutti. Pensa che ti penso, mi sono decisa per quello che è probabilmente il piatto più tradizionale al mondo, che parla, con le dovute varianti, un po’ a tutti perché comunque qualcosa che somigli al pane nelle abitudini alimentari ce l’hanno tutti. E allora, PIZZA! La mia preferita è un grande classico, il prototipo, che esige materie prime eccellenti per diventare una squisitezza: olio evo, mozzarella cento per cento fior di latte, pomodoro appena passato, basilico, origano e possibilmente la pasta fatta con una manciata di farina integrale e lievitata tanto. A me piace bassa e croccante, ma anche alta e morbida, stile napoletano, va bene lo stesso. Mangiatela in compagnia. Dove e quando volete, ma fate in modo di essere in tanti.