svetlanaChe cosa possedevano? Solo la fede in un avvenire radioso, e adesso non hanno neanche quella. Sono disposti a riuninciare a tutto, sono abituati a vedersi defraudare continuamente di qualche cosa. Ma c’è qui un mistero che inquieta: darebbero il loro ultimo pezzo di pane, la vita stessa, purché si rendesse loro la fede!

Con la mia stupefacente capacità di rimozione di titoli e nomi niente mi aveva rammentato l’annuncio a sorpresa del Nobel per la letteratura a Svetlana Alekviesic. E invece ecco qui, ci ho messo qualche giorno per mettere in fila tutto e per rammentarmi di un libro che anni fa un amico non solo mi aveva suggerito, ma anche regalato: come si fa con i libri veramente importanti, che si spera di condividere perché sono un pezzo di vita in cui riconoscersi.

Eccolo qua, “Incantati dalla morte”, edizioni E/O. Quando praticamente nessuno in Italia aveva mai sentito nominare questa scrittrice  (e giornalista) di lingua russa che già ci aveva raccontato l’inferno bellico dell’Afghanistan e quello nucleare di Cernobyl.

Ho ripreso tra le mani questo libro, l’ho sfogliato con qualche inquietudine per la mia amnesia, mi ci si sono rituffato dentro. Questa volta l’inferno raccontato non è quello di una guerra o di un disastro ecologico, ma di una generazione a cui sono state strappate identità, orgoglio, futuro. Gli uomini e le donne che, nell’ex Unione Sovietica, sono stati seppelliti sotto le macerie del socialismo reale, rottamati – loro davvero – da una storia che ha sterzato in un’altra direzione. Altro che sole dell’avvenire.

In questo romanzo di voci si raccoglie il loro punto di vista di sconfitti a cui è stato tolto tutto. Non erano i dirigenti e i massimi funzionari, bravi a riciclarsi, a reinventarsi nel nuovo poderoso corso delle cose.

Romanzo verità, romanzo a più voci, romanzo che racconta la storia attraverso le storie. Appassionante fin dai titoli di ogni capitolo-testimonianza. Per esempio: Storia raccontata da un giovane il quale ha capito che la vita è più Fellini che Bergman. Storia sull’impossibilità di disamorarsi delle marce militari. Storia di un uomo che non poteva essere felice.

Da leggere a mio parere insieme a “Una generazione che ha dissipato i suoi poeti” di Jakobson Roman, straordinario libriccino che non mi sono dimenticato. Ma questo, come ho fatto? Sarà per il titolo buono più per un thriller dei peggiori?