In Italia nel mondo del vino oltre un terzo delle risorse è al femminile, tante e laboriose, un esercito rosa dalle mille competenze. Infatti, le imprese a conduzione femminile si distinguono per flessibilità e capacità di innovare con alte percentuali di produzioni di nicchia. Le titolari donne sono il 30% del totale (oltre centomila) e anche qui in prevalenza indirizzate su produzioni di alto profilo. Infatti il 77% produce vini Doc oppure Docg. E’ curioso notare che il 59% delle donne manager del vino, è alla guida di cantine ereditate dai genitori e questo avviene benché in Italia, nella successione d’azienda, la donna sia nettamente sfavorita rispetto ai fratelli, a causa di un’educazione familiare che predispone più i maschi a ruoli di leadership. Nella nostra zona, una delle più vocate ai grandi vini, una terra generosa che dà vita a vini come Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano molte sono le donne impegnate con successo in questo settore, come Sandra Gonzi, manager della famosissima Tenuta di Arceno con la quale ho voluto scambiare quattro chiacchiere per comprendere meglio il suo punto di vista e dalla sua esperienza dove e come si muove questo mondo affascinante ma al tempo stesso complicato.

Tenuta Arceno Sandra Gonzi
Sandra Gonzi

Sandra Gonzi lavora alla Tenuta di Arceno il cui territorio si estende per mille ettari fra le colline del Chianti senese, incastonato fra Castelnuovo Berardenga e San Gusmé, dal 1994, quando l’azienda fu acquistata da un’importante famiglia californiana con altre proprietà eccellenti in tutto il mondo. I vigneti sono situati su colline rocciose che circondano la proprietà ad un altitudine compresa tra i 300 e i 450 metri. La composizione del suolo dei 91 ettari dedicati a vigneto è costituita da roccia, sabbia, argilla rossa, basalto e scisto. Questo tipo di suolo è ideale in quanto facilita il drenaggio oltre a riflettere il calore del sole alla pianta, aiutando l’uva a maturare. La superficie vitata è suddivisa in 63 singoli micro-crus dislocati in dieci aree climatiche differenti, ciascuna delle quali caratterizzata da una propria esposizione e da una particolare composizione del suolo. Oltre al Sangiovese sono presenti altri vitigni tra cui Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

Ci vuole più passione o competenza per fare la manager di una azienda vinicola come Tenuta di Arceno?
«La competenza è alla base ma senza passione non si raggiunge nessun obiettivo ambizioso, sognare serve a porsi obbiettivi importanti e a trovare la forza per lavorare duro tutti i giorni. Mi piace pensare che coltiviamo non solo vigneti ma anche sogni».

Tenuta ArcenoCosa chiede la proprietà americana come priorità? i ricavi o un percorso sulla qualità?
«La nostra filosofia è improntata alla qualità, senza un buon prodotto i risultati non arrivano e soprattuto non riesci ad essere costante nel tempo anche come risultati economici».

L’azienda punta ad uno staff di cantina e in vigna consolidato o cerca di fare innesti che creano competizione positiva?
«Le persone sono la nostra risorsa più importante, sono loro che si prendono cura delle nostre vigne che, in realtà sembrano davvero dei giardini. In effetti è bellissimo passeggiare nella tenuta e l’attaccamento a questa terra di chi vi lavora è quel quid che ci fa raggiungere ottimi risultati».

Quali sono i segreti per tenere sempre alto il livello di una azienda come Tenuta di Arceno, su quali motivazioni fai leva su quello monetario o sul senso di appartenenza?
«Prima di tutto, direi, la volontà di valorizzare un territorio a cui tutti quelli che lavorano con noi sono profondamente legati. E poi poter contare su una squadra molto unita di collaboratori e dipendenti, completamente consapevoli degli standard dell’azienda, e degli obbiettivi da raggiungere insieme».

Nella prossima vita quale professione vorresti fare?
«Non ho dubbi, e niente retorica, ma esattamente ciò che sto facendo oggi!»

Quali sono i tuoi hobby, sono collegati al tuo lavoro professional advice o per staccare la spina e la pressione preferisci tutt’altro?
«Mi piace cucinare e viaggiare anche se molto spesso mi capita di progettare viaggi e poi, per un motivo o per un altro.. in realtà non parto quasi mai».

Dove andrà il mondo del vino secondo te e il nostro territorio riuscirà a superare questo momento delicato, come?
«Siamo gli unici al mondo ad avere un mix magico tra storia, territorio magnifico e arte ed il vino è il risultato di tanta bellezza, dentro ad ogni bicchiere c’è la passione e l’atmosfera unica che solo nei nostri magnifici borghi puoi trovare ed allora il vino deve essere un veicolo per comunicare tutto questo, deve essere il simbolo di quel paradiso dove tutti vorrebbero vivere».