Il sindaco con “L’Unità in tasca” si è spento a poche ore di distanza da Pietro Ingrao, il comunista che chiedeva la luna. Poche ore, qualche anno di età di differenza ma la medesima passione per la politica dalla parte dei più deboli hanno unito il vecchio leader, morto a 100 anni, e Taorgo Severini, morto a 94 anni, che fu primo cittadino di Castiglione d’Orcia, nella Valdorcia, per 24 anni. Del “compagno” Taorgo, rimane un bellissimo ritratto on line sulle pagine del suo amato giornale del 2009, a firma di Pietro Spataro (leggi), e la commemorazione funebre che ne ha fatto Giancarlo Governi, giornalista e scrittore, che di Taorgo è stato cugino. Lo pubblichiamo volentieri in queste colonne.
«Caro, carissimo, cugino, fratello maggiore. Innanzi tutto ringrazio il Signore o la sorte che mi hanno fatto incontrare nella mia vita una persona rara come te. Tu per noi sei stato un personaggio di riferimento, a cui tutti noi, castiglionesi residenti e castiglionesi di origine, guardavamo come modello da seguire e da ammirare. Ora, dopo una lunga vita piena di affanni, di lotte, di dolori ma anche di vittorie e di gioie, sei entrato nella storia, ed anche nel mito, del tuo paese che tanto hai amato.
I più anziani ti ricordano come Sindaco ma anche come dirigente politico e come colui che si faceva carico delle miserie e dei gravi problemi sociali di Castiglioni. I più anziani ti ricordano alla testa di centinaia di castiglionesi in marcia per chiedere pane e lavoro. In queste marce riuscisti a coinvolgere tutti, realizzando così quello a cui hai teso per tutta la vita: l’unità dei lavoratori, di tutti i cittadini che sono rimasti indietro e a cui vengono negati i sacrosanti diritti riconosciuti dalla Costituzione.
Per questa unità ti prodigasti nel partito e fuori del partito e arrivasti anche a scrivere ai grandi lettere di grande civiltà in cui indicavi i valori della pace e della fratellanza come beni supremi. Scrivesti a Berlinguer, a Craxi, al Papa, al presidente degli Stati Uniti, a Gorbaciov. Ti rispose soltanto Craxi e questo fu un po’ il tuo cruccio.
Mi ricordo quando venivi a Roma a fare il giro dei ministeri per chiedere aiuti e finanziamenti per il tuo Castiglioni. Per me ragazzo erano giornate indimenticabili che aspettavo con ansia, perché significavano la visione di qualche film importante e anche e soprattutto le lunghe chiacchierate in cui si svisceravano tutti gli argomenti dello scibile umano, dall’esistenza di Dio alla lotta di classe.
Da quei viaggi non tornavi mai a mani vuote e tu lo raccontavi a me e al mio babbo, il tuo caro zio Silvio, con orgoglio, e ci trasmettevi la gioia che provavi quando potevi dare ai castiglionesi la notizia dei lavori che si sarebbero fatti, delle opere che si sarebbero realizzate: scuole, strade, il campo sportivo e tantissime altre cose. Quei tuoi viaggi a Roma avevano il potere di modernizzare Castiglioni ma soprattutto, e questo sembrava la cosa che ti stava più a cuore, aggiungevano giornate di lavoro per una comunità sociale che stava sprofondando nella miseria e che aveva nella emigrazione la sola valvola di sfogo.
La tua bella figura ascetica ti faceva sembrare un moderno Don Chisciotte, pieno di ideali e di tante buone cause per cui battersi, ingaggiando battaglie da cui usciva sempre sconfitto. Ma tu contrariamente all’eroe di Cervantes uscivi sempre vincitore e le tue battaglie non erano contro i mulini a vento o contro mostri figurati dalla tua fantasia, ma contro avversari veri e agguerriti. Contro il potere, contro lo sfruttamento, contro la miseria e il bisogno. Contro tutto ciò professional advice che ostacola la crescita dell’uomo e la sua dignità.
Insomma, quando mi vengono in mente le parole “impegno civile”, o la “politica come servizio”, tutte cose di cui si è perso addirittura il senso oltre che lo stampo, mi vieni in mente tu e mi verrai sempre in mente fino alla fine dei miei giorni.
Oggi, ci hai lasciato, ma rimani ancora di più un punto di riferimento perché sei la prova provata, viva e palpabile che Castiglioni ha una storia e una memoria da tramandare ai giovani e a quelli che verranno. Per me e per tutta la mia famiglia rimarrai sempre il carissimo cugino fratello maggiore. E un esempio da trasmettere a tutti quelli che sono venuti da poco e che verranno.
Grazie Taorgo per quello che ci hai dato, e per la tua vita straordinaria… che sarà sempre un faro per tutti coloro che ti hanno voluto bene e a cui lasci questa straordinaria eredità morale. Tuo Giancarlo».