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David Rossi

«La famiglia non cerca un’altra verità, la famiglia si accontenterebbe di avere delle spiegazioni, si accontenterebbe che fosse tolta qualche ombra da questa vicenda. La famiglia è disposta ad accettare qualsiasi verità». A scrivere è Ranieri, il fratello di David Rossi, il giornalista responsabile della comunicazione della banca Mps, morto il 6 marzo 2013 in circostanze che farebbero pensare ad un suicidio.

A distanza di due anni si torna a parlare di quel tragico volo da una delle finestre della sede storica della Banca, in seguito alla pubblicazione di un libro “Siena brucia” di David Allegranti, recentemente presentato proprio a Siena. In un capitolo Allegranti scrive della morte di Rossi, ma la ricostruzione che ne viene fatta non è piaciuta alla famiglia e così il fratello ha preso carta e penna.

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L’arresto di Ferdinando Minucci

«Caro David Allegranti, scrivere su Siena è da sempre stato difficile, sia per i senesi che per “i forestieri”. Ho letto attentamente il libro “Siena brucia”. Personalmente, ritengo che i vari argomenti trattati nel libro siano talvolta descritti con coraggio ed accuratezza e talvolta con disarmante superficialità e disinformazione. Quando si parla di gestione finanziaria, di Comune, Università, roghi in curia, squadre di basket e di calcio, forse ci si può passare sopra e considerare il tutto come espressione di un giornalismo di inchiesta di livello non eccelso. Quando però quello di cui si parla tocca la vita ed i sentimenti delle persone la cosa cambia. Per ora c’è solo una persona che ha pagato veramente in tutte le scabrose vicende che hai riportato nel libro. Non parlo di Mussari o di Minucci, ma di quello che secondo la tua opinione, come hai ribadito nel libro almeno una decina di volte “si è gettato dalla finestra”.

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L’arrivo di Giuseppe Mussari in tribunale

David Rossi era un giornalista come te, che aveva una passione innata per il suo lavoro, che fin da quando aveva poco più di dieci anni, giocava a fare il direttore del “Giornale di Colleverde”, un giornalino che i ragazzi della via producevano e stampavano in proprio e che è rimasto un cult tra gli abitanti della zona ormai cinquantenni. Probabilmente a causa del suo lavoro ci ha rimesso la vita. Nel capitolo a lui dedicato (“L’innocenza perduta”), in cui delinei peraltro con qualche inesattezza (dove hai visto la moglie di David al funerale?) ho trovato una frase inaccettabile e offensiva. “La famiglia continua a sperare di trovare una verità alternativa”. Sbagliato, la verità è unica ed indivisibile. Ci possono essere molte interpretazioni, ma la verità è sempre una, basta volerla cercare e saperla raccontare. Non posso sopportare che tu faccia passare la famiglia di David Rossi come un gruppetto di illusi che per non accettare l’evidenza si rifugiano in maghi e cartomanti, che li convincono che la verità e un’altra. Io quel 6 Marzo 2013 c’ero, quando la città, come dici tu, ha perso la sua innocenza, io c’ero. Ero lì la sera alle nove nel vicolo di Monte Pio, dietro al palazzo del Monte dei Paschi, ero lì perché poco prima avevo ricevuto una telefonata da mia cognata che diceva “correte David si è ammazzato”. In quei momenti non sei troppo lucido, magari ci siamo incontrati, forse eri tra i giornalisti che ho strattonato perché si accalcavano con telecamere, macchine fotografiche cercando lo scatto da scoop o la notizia ad effetto. Io insieme a mio fratello Filippo a mio cugino e mia moglie cercavamo solo di capire e di evitare lo sciacallaggio mediatico da parte di reporter che, forse obnubilati da possibile paparazzata, facevano di tutto per fotografare una scena ad effetto. Una cosa però ci ha subito colpiti, David giaceva vicino al muro si era buttato in modo illogico, di schiena, quando in genere se uno vuole suicidarsi non si getta dalla finestra a candela e con la faccia rivolta verso l’interno, e qui sorgono i primi dubbi.

Il giorno dopo siamo convocati in procura per accertamenti irripetibili, ovvero autopsia. Le prime parole del magistrato coadiuvato dal medico legale sono: “ il caso è chiaro, il medico legale ha fatto analisi esterna della salma, si tratta di suicidio, per noi non c’è bisogno dell’autopsia”. Io e mio fratello eravamo quasi propensi per assecondare la procura, per fortuna c’è stato chi ha suggerito con fermezza di fare questo esame irripetibile. Qua il secondo dubbio: possibile che nel mezzo del più grosso scandalo finanziario degli ultimi anni la procura suggerisca di non fare l’autopsia? In genere se in un caso del genere si suicida in banca anche un commesso si esegue l’autopsia, figuriamoci nel caso del capo della comunicazione, il famoso braccio destro di Mussari. Di dubbi se ne sono accumulati molti altri, dopo il lavoro dei due amici di David: Luca Goracci e Luca Scarselli, che hanno analizzato con abnegazione ogni fotogramma del filmato delle telecamere di sicurezza, ogni dettaglio, tabulati e testimonianze.

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David Allegranti

No caro David Allegranti, la famiglia non cerca un’altra verità, la famiglia si accontenterebbe di avere delle spiegazioni, si accontenterebbe che fosse tolta qualche ombra da questa vicenda. La famiglia è disposta ad accettare qualsiasi verità. Stamani sulle pagine del Corriere della Sera leggo la risposta piccata che ha dato Paolo Ermini al consigliere comunale Eugenio Neri. Non voglio entrare in questioni politiche o di opportunità dello scambio di invettive tra i due, comunque apprezzo la posizione di Paolo Ermini che pur dichiarando che secondo lui di omicidio non si tratti afferma: “erano troppi i punti rimasti nella penombra, c’è più che mai bisogno di chiarezza, luce, trasparenza”. E’ questo che chiede la famiglia, chiarezza, come ha scritto la mamma di David in uno spazio a pagamento pubblicato sul Corriere di Siena, nel giorno del secondo anniversario della morte del figlio.

In uno scambio di messaggi su Twitter, caro David (Allegranti) ti ho fatto presente il tuo lavoro sul caso del tuo ex collega David Rossi è un tipico esempio di “cherry picking”, cioè di selezione dei fatti per rappresentare una propria ipotesi. Sui fatti in questione, nel libro si parla, in maniera confusa peraltro, di discrasia di 16 minuti avanti o indietro nell’orario delle telecamere, rotazione del corpo in caduta, fancoiler, larghezza del davanzale, parole che lui non usava mai ma scritte nei messaggi, sfido chiunque non sia addentro alla vicenda a capirci qualcosa. La famiglia magari si aspetterebbe che gli venisse chiarito qualche dubbio forse più rilevante ad esempio:
I) qualcuno digita un numero sul telefono cellulare di David appoggiato sulla scrivania del suo studio alle ore 8,16, essendo lui “volato” alle 7,45 circa chi è stato?

II) In contemporanea un oggetto che pare essere l’orologio vola dalla finestra dell’edificio, cosa era? Sono state rilevate impronte digitali o reperti biologici sull’orologio stesso che peraltro risulta fermo ed indica circa le 8,20 (se si fosse fermato al momento del volo sarebbero le 7,45)?

III) Dall’autopsia appaiono lesioni in faccia e sul torace, come si spiega se l’impatto al suolo è stato solo della parte posteriore del corpo?

IV) Risultano 2 accessi al PC di David nel suo ufficio, con tanto di immissione di password dopo che è “volato dalla finestra”, chi è stato?

V) Nessuno ha preso nota di chi era all’interno dell’edificio a quell’ora, nonostante le numerose telecamere di sorveglianza (siamo in banca mica dal fruttivendolo), ed i filmati non sono stati conservati, perché?

vi) Come mai per la procura già la mattina del 7 Marzo il caso era chiaro tanto da non fare l’autopsia?

Per quanto riguarda l’operato della Procura ricordo che un magistrato mi disse la notte del 6 Marzo quando lo trovai intento a perquisire di nuovo la casa di David “stiamo indagando se si è suicidato ho l’hanno suicidato”. Mi parve una procedura corretta e annuii a questa affermazione. Rimasi stupito che poi nei mesi successivi dalla procura non mi chiesero più niente. Io quel 6 Marzo con David ci sono stato a pranzo e ho trascorso con lui parte del pomeriggio, mi sembrava logico che qualcuno si sarebbe interessato a quello che c’eravamo detti.

La famiglia chiede chiarezza, niente altro, pur nella consapevolezza che come ha affermato il giornalista di Report Paolo Mondani “forse il colpevole non si troverà mai come in molti casi storici (e.g. Calvi), però almeno si saprà che si tratta di omicidio e non di suicidio.”

PS Nella ricerca di informazioni per scrivere il libro potevi chiedere anche alla famiglia di David Rossi, o a chi si sta occupando del caso, nessuno ti avrebbe negato il proprio parere, le proprie informazioni e le proprie sensazioni».