penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Alla Bibliothèque nazionale de France, a Parigi, è in corso una mostra bibliografico-documentaria su Roland Barthes, saggista, critico letterario, linguista, semiologo. Grande intellettuale del XX secolo di cui quest’anno ricorrono cento anni dalla nascita e 35 dalla morte. Tra i materiali esposti anche le schede sui cui annotava pensieri, citazioni, ricordi che poi sarebbero diventate le diverse voci di “Frammenti di un discorso amoroso”. Libro che ritenne di dover scrivere perché «il discorso amoroso è oggi d’una estrema solitudine». E «quando un discorso viene, dalla sua propria forza, trascinato in questo modo nella deriva dell’inattuale, espulso da ogni forma di gregarietà, non gli resta altro che essere il luogo, non importa quanto esiguo, di un’affermazione». Ecco, allora, cosa fu il libro: la necessità di questa affermazione.

Amare l’amore

ANNULLAMENTO Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l’oggetto amato sotto il volume dell’amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l’amore, non l’oggetto.

1. Carlotta è scialba; è il meschino personaggio d’una messa in scena vigorosa, tormentata, sfavillante, allestita dal soggetto Werther; in virtù d’una sovrana decisione di questo soggetto, un oggetto insignificante viene posto al centro della scena, e là viene adorato, incensato, chiamato in causa, coperto di discorsi, di preghiere (e forse, segretamente, d’insulti); si direbbe che essa sia una grossa colomba, immobile, tutta chiusa nelle sue penne, con un maschio un po’ matto che le gira intorno.

Basta che, in un lampo, io veda l’altro nelle vesti d’un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l’essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l’altro): io sacrifico l’immagine all’Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all’altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell’Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la perdita dell’amore, non già la perdita di questa o quella persona. (Voglio ritornarci, come la sequestrata di Poitiers voleva tornare al suo grande fondo Malempia).

 

[da Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes]