Dino Zoff ha compiuto gli anni.
L’argomento si presta a mille valutazioni, e d’altronde mi rendo conto di giocare in casa. Perché è proprio da qui,dal compleanno di Zoff (e dalla morte di Socrates) che parte, modestamente, la mia piccola favola del “Colpo di Tacco”.
Dino Zoff, nato a Mariano del Friuli il 28 febbraio 1942. Altezza 1,82 peso 80 kg.
Nel web la fotografia più “postata” è quella classica. Lui, nella notte del Bernabeu, con la maglia grigia della Nazionale e la Coppa del Mondo nelle mani. Quelle mani che ispirarono persino Renato Guttuso, per il famoso francobollo celebrativo.
Ci sono, infatti, immagini che ci rappresentano. Che ci restano dentro.
Il Milan avrà segnato un milione di gol, ma nessuno eguaglierà mai la potenza evocativa di Mark Hateley che decolla nel cielo grigio di San Siro. E il fortunato “click” di quel fotografo che lo coglie al momento dell’inzuccata principesca, con il goffo Collovati che rimane ai suoi piedi.
L’abbraccio tra Riva e Rivera a Mexico 70 è addirittura struggente. Commuove per la sua tenerezza: per chi ama il football vale la Pietà di Michelangelo, ne ha la stessa intensità.
Poi, ce ne sono altre, alle quali ognuno è affezionato: il ditino alzato di Pietro Mennea e la sua smorfia incredula di fronte ad una vittoria impossibile, Dorando Petri che taglia il traguardo sorretto dal signore con la paglietta, il podio olimpico del ’68 con Tommie Smith e John Carlos. Persino la rovesciata di Parola, in un anonimo Fiorentina-Juventus di chissà quando, così celebre da diventare l’emblema delle figurine Panini.
La storia, d’altronde, vive di immagini: conosciamo la faccia di re ed imperatori attraverso i quadri, per esempio… Sappiamo poco di Ottaviano Augusto, ma la sua statua (quella con lo sguardo fiero e il braccio alzato) ce la ricordiamo tutti.
Poi è arrivata la fotografia, da più di un secolo, e le immagini sono diventate preponderanti. E ognuno ne ha una che porta dentro di se: basta scorrere facebook, ed è tutta una galleria di emozioni. Una baia al tramonto, il sorriso di un bimbo, uno scorcio in Toscana, i cani e i gatti (che non mancano mai).
Ma nessuna, intesa come immagine, eguaglia la foto di Zoff con la Coppa del Mondo. Questa non è mai stata una foto. Questa è, almeno per chi ama il calcio, “La Foto”.
E’ un archetipo.
Si parte da qui, poi c’è tutto il resto.
C’è un sacco di roba, cristallizzata in un fermo immagine. C’è il sorriso di un grande campione di fronte alla vittoria più immensa che si possa ottenere. Ma c’è ,al tempo stesso, la modestia e l’umiltà che ci è voluta per conquistarla.
C’è la rivincita dell’uomo considerato finito, che torna a vincere. E lo fa in modo indiscutibile, battendo grandi avversari, come Zico, Maradona e il perfido Stielike.
Perchè lui è un uomo. E gli uomini vincono sempre, alla fine.
Se date un’occhiata, vicino a Dino Zoff ci trovate anche Gaetano Scirea. Un po’ più lontano, c’è Enzo Bearzot che fuma la sua pipa e, accanto a lui, c’è anche il Presidente Pertini, che stringe mani e sorride.
Erano questi i nostri eroi, trent’anni fa. Quando eravamo poco più che bambini e il mondo era un posto popolato da persone speciali dove la favole a volte diventavano realtà.
Tutto nell’immagine di un anziano campione che alza una coppa al cielo.
In una lontana, e indimenticabile, notte estiva.
Auguri, Nonno Dino..