penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Una bella notizia. Lo squallore delle nostre notti urbane illuminate (illuminate?) dalle luci al sodio sarà presto un brutto ricordo. Via quelle lampade giallastre per accendere candidi e più economici led. La notte – e la percezione cromatica, psicologica che avremo di essa – cambierà colore e andrà persino reimmaginata dal punto di visto letterario. In attesa che nuovi poeti ne ridefiniscano colori e ombre, valgano per noi i versi di Fernando Pessoa (1888-1935), lui che non si limitava a guardare le cose, ma a ‘sentirle’.

Ode alla notte

Vieni, Notte antichissima e identica,

Notte Regina nata detronizzata,

Notte internamente uguale al silenzio, Notte
con le stelle, lustrini rapidi
sul tuo vestito frangiato di Infinito.
[…]
Nostra Signora
delle cose impossibili che cerchiamo invano,
dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra,
dei propositi che ci accarezzano
sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare,
al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine,
e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo.
[…]
Tutti i suoni suonano in un altro modo quando tu giungi
Quando tu entri ogni voce si abbassa
Nessuno ti vede entrare
Nessuno si accorge di quando sei entrata,
se non all’improvviso, nel vedere che tutto si raccoglie,
che tutto perde i contorni e i colori,
e che nel cielo alto, ancora chiaramente azzurro e bianco all’orizzonte,
già falce nitida, o circolo giallastro, o mero diffuso biancore, la luna comincia il suo giorno.

[Fernando Pessoa, da Ode alla notte]