Figuriamoci se in questi giorni di celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma e della nascita di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea, qualche Capo di Stato e di governo si è lasciato sfuggire la parola “turismo”… Non sia mai. E lo dico da europeista convinto, sempre capace di emozionarsi, anche adesso che la sto per scrivere, alla frase (pure retorica) coniata da Carlo Azeglio Ciampi: «Sono un cittadino europeo, nato in terra d’Italia».
Del resto l’Unione Europea ha cominciato ad occuparsi di turismo pochi anni fa, soltanto nel 2009, con il Trattato di Lisbona ed in questi anni non c’è stata particolare attenzione al settore, tanto che anche per il periodo di programmazione 2014-2020 – cito testualmente – «Il turismo non rientra tra gli obiettivi tematici previsti dai regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), in quanto costituisce uno strumento o un settore piuttosto che un obiettivo». Punto.
Eppure non si era partiti con il piede sbagliato, basandosi su un fatto molto semplice e che tutti conoscono bene, ma senza che a nessuno venga voglia di metterci mano: l’Europa è la principale meta turistica mondiale ed il turismo riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di molte regioni europee, soprattutto quelle più arretrate, per la forte ricaduta che produce e il suo potenziale di creazione di posti di lavoro.
Era dunque lecito attendersi che proprio l’Unione Europea – con minore assillo legato al consenso elettorale ed alle beghe di campanile – assumesse un ruolo guida verso forme di turismo innovative, nei contenuti e nei servizi, e devo dire che certi basi di lavoro sulla sostenibilità, l’accessibilità, la programmazione per le fasce di età più anziane erano state poste già nel 2010, ma senza che alle parole, ai documenti scritti in bello stile, gli innumerevoli convegni, sia stata data sostanza. Così come non c’è stato lo “scatto” per creare prodotti sovranazionali, che pure non mancherebbero in un continente dove i confini geografici sono cambiati tante volte e da millenni attraversato in tutte le direzioni da popoli e culture .
Niente da fare. Anche in campo turistico, ideali e progetti di grande respiro europeo sono scomparsi, dietro a direttive e raccomandazioni di pura burocrazia, al servizio di qualche lobby (vedi il caso delle guide turistiche, professione liberalizzate a capocchia per far risparmiare qualche euro ai grandi tour operator) o nel tentativo di dare normative, che poi i singoli stati adottano controvoglia, come una medicina che non serve a nulla.