verita«Rimodellare bene, in maniera sostenibile, tenendo conto anche degli effetti idrogeologici e paesaggistici costa sicuramente un po’ di più e ci vuole più impegno ma è senz’altro possibile». A intervenire sul piano paesaggistico della Regione Toscana adottato dal Consiglio regionale lo scorso 2 luglio sono i geologi che considerano possibile la convivenza tra normative e sviluppo dei vigneti, risorsa agricola, ma anche turistica per la Toscana.

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Il presidente dell’Ordine dei geologi toscani Maria Fagioli

Una convivenza possibile «È giunto il momento di comprendere che la programmazione territoriale è qualcosa di più di una mera elencazione di regole, che la sostenibilità delle scelte non può basarsi sulla tecnica del “proviamoci e vediamo se và” – dichiara Maria Teresa Fagioli presidente dell’Ordine dei geologi toscani -. L’acqua, il suolo, il sottosuolo, le coltivazioni, le popolazioni umane formano un insieme funzionale e culturale. E il “paesaggio” ne è il risultato, piacevole o aberrante in funzione dell’equilibrio, o del conflitto, raggiunti». In particolare in tema di vigneti il presidente Fagioli spiega che «è abbastanza ovvio che con la coltivazione viticola intensiva su vaste aree, resa possibile dalla meccanizzazione, il paesaggio non potrà non cambiare per intere porzioni di territorio, prima ritenute marginali. Non è però affatto detto che tale evoluzione, preziosa per i suoi risvolti occupazionali ed economici, debba necessariamente peggiorare il paesaggio».

Sinergie tra professionisti E soprattutto non è necessario ingessare un territorio con regole e norme, ma occorre che ognuno faccia bene il proprio mestiere. «Agronomo, geologo ed architetto paesaggista, ognuno per le proprie competenze – prosegue il presidente Fagioli -, devono lavorare con una sinergia tanto maggiore, quanto più si intenda incrementare la produttività delle superfici agronomiche o porre a coltura nuove porzioni di territorio».

Una nuova mentalità per la tutela del territorio Sforzo di sinergie per il bene del territorio e dell’ambiente ma non solo. Secondo i geologi fondamentale è anche il ruolo della politica nell’approvazione e applicazione di leggi preventive «per evitare che la spinta speculativa tenda a far sottostimare i rischi di instabilità geotecnica delle superfici rimodellate». Secondo Fagioli, infatti: «Se da un lato le “denominazioni di origine certificata-protetta” tutelano dalla concorrenza sleale degli etichettatori abusivi, dall’altra spingono a massimizzare la redditività concentrando in territori limitati l’interesse agroindustriale. Entro i sacri perimetri delle aree tutelate, ogni fazzoletto di terra non messo a coltura appare sprecato, inutile, intollerabile». Forse, prima di norme e procedure, quel che serve è un cambio di mentalità.