http://www.dreamstime.com/stock-photos-calendar-year-2015-image26508023Che ne sarà del 2015 tra dodici mesi? Cosa sarà di noi e della Toscana? Tra un anno staremo meglio p peggio di come oggi grazie a quelle riforme annunciate e che dovranno essere state nel frattempo varate? Stiamo per entrare nell’ottavo anno di una crisi ormai diventata recessione; il sistema economico è profondamente mutato e la stessa tenuta sociale del Paese minata. Senza rievocare il “tintinnar di sciabole” di nenniana memoria, si ha la percezione di essere appesi ad un filo: o si va avanti rapidamente con certe riforme o ci attende una svolta, diciamo così, autoritaria. Senza capire bene in cosa consista, in verità.

Il 2015 potrà, forse, aiutarci a capire meglio. E così mentre a Milano si terrà Expo 2015, occasione di vetrina globale per l’Italia (speriamo in senso positivo) ma anche per il made in Tuscany, si festeggeranno i 150 anni di Firenze Capitale. Nel suo piccolo un’opportunità per capire se è rimasta la “Firenzina” dell’epoca o è diventata una grande capitale europea.

Il prossimo sarà anche l’anno della verità per banca Mps alle prese ancora una volta con un aumento di capitale (da 2.5 miliardi di euro o forse più) atteso per marzo o maggio; e per la Fondazione Mps che dovrà decidere se partecipare all’aumento o risolvere i tanti guai al suo interno (Sansedoni in primis). Così come potrà essere per Siena, dopo la sconfitta alla candidatura a Capitale della cultura nel 2019, l’anno della consolazione, sia per l’attesa dei 40 milioni promessi dal presidente Rossi sia per le lusinghe del ministro Franceschini per farne una delle capitali italiane. Di certo ci auguriamo che sia un anno di svolta, così come il 2014 è stato la definitiva tomba del famoso (e famigerato) Sistema Siena che dietro di sé ha lasciato solo macerie e tormenti. Con la speranza che l’anno vecchio si porti via definitivamente anche certe figure che per anni hanno amministrato e rappresentato le sorti della città.

Dovrà essere l’anno della svolta anche per la politica toscana e il suo maggiore partito, il Pd. Preso atto che è chiaro ormai che il voto fidelizzato non esiste più e quelle che un tempo erano roccaforti possono non esserlo più, si pensi a Livorno o Colle val d’Elsa o Chianciano Terme; così come non è facile riprendere quei Comuni un tempo perduti, come Volterra, Pienza o Casole d’Elsa. Occorrono allora idee nuove, progettualità condivise e soprattutto una selezione più efficace della classe dirigente. Il 2015 ci dirà se saranno ancora le primarie il sistema più adatto nel Partito Democratico, sebbene il rinvio della decisione per quelle della Regione sono un primo indizio di quel che accadrà. Luciano Modica le chiede ormai da settimane ma Enrico Rossi e il partito si trincerano dietro un assordante silenzio che dovrà presto essere rotto.

Sarà anche o dovrebbe esserlo l’anno del cambiamento nel centrodestra che in Toscana ormai si limita ad un ruolo da comprimario, ancora saldamente nelle mani di Denis Verdini e dei suoi. Possibile che nessuno riesca a scalzarli? Davvero dobbiamo aspettarci per le regionali l’ennesimo candidato di bandiera buttato nella mischia all’ultimo tuffo e magari controvoglia? Fare politica significa avere a cuore l’interesse collettivo e da chi ha ideali di centrodestra c’è da augurarsi in un qualche sussulto.

Il nuovo anno potrebbe altrimenti diventare quello della definitiva consacrazione del civismo toscano che qua e là mostra segnali di vitalità. Oltre a diversi comuni ormai amministrati da liste che non si richiamano ai partiti tradizionali ci sono alcune zone in ebollizione e da tenere presenti. Cosa potrebbe accadere, ad esempio, se cominciasse a stringersi una rete di realtà locali per adesso solo frammentaria? Da settimane a Carrara i cittadini hanno occupato per protesta la sede del Consiglio Comunale mentre in altre realtà (si pensi ad Albinia) i cittadini sono da tempo sul piede di guerra. Per adesso non è ancora accaduto nulla di politicamente rilevante ma dovremo buttare un occhio. Chissà che non ne nascano novità.

Infine, la Regione, reduce dalle elezioni a maggio, avrà iniziato ad affrontare i nodi di un ridisegno complessivo del suo ruolo nel governo del territorio. Sarà diventata padrona incontrastata del campo dopo la abolizione delle Province e dovrà gestire centinaia di comuni con mille problemi diversi. In questi cinque anni ha soppresso enti e aziende pubbliche, altre ne ha ridotte e promette di ridurne altrettante (si pensi al dibattito sulla sanità di questi giorni). E c’è solo da chiedersi se era questo il federalismo che volevamo quindici anni fa, con centri di potere sempre più lontani, vertici sempre più invisibili (compresi i curricula) e decisioni sempre più incomprensibili. Come accaduto ad esempio per la gestione dei rifiuti dove l’accorpamento del gestore unico su territori sovraprovinciali avrebbe dovuto portare a economie di scala e risparmi per i cittadini. E, invece, si toccano con mano rincari delle tariffe e peggioramenti dei servizi. E i cittadini nel loro piccolo s’inca…ano.

In ultimo c’è il tema della abolizione delle Province che nei prossimi mesi dovrebbero definitivamente scomparire. Ma ad oggi non sono chiari né tempi né modalità o forse Delrio e la Boschi speravano nel mago Houdini per far sparire le migliaia di dipendenti che nel frattempo hanno occupato le sedi?

Insomma, saranno tanti i temi che ci terranno svegli in questo 2015 ormai alle porte. Nel frattempo cerchiamo tutti di stare con gli occhi aperti. Qualunque decisione presa riguarderà noi e il nostro futuro. C’è di che augurarsi che vada tutto per il meglio. Ma vigiliare è pur sempre meglio che attendere.

Ah, s’io fosse fuoco