Non si placa la polemica dopo la decisione della nuova organizzazione della centrale unica del servizio 118 a partire dal 20 dicembre scorso con la centrale operativa dell’emergenza e urgenza unificata tra Siena e Grosseto. «Una decisione calata dall’alto», hanno scritto i responsabili del soccorso delle Misericordie, a nome delle centinaia di volontari che ogni giorno prestano servizio, secondo i quali il problema principale è stato di non avere integrato prima i diversi modelli operativi esistenti tra Siena e Grosseto. Sul tema, ieri, a Siena si è svolto l’incontro aperto “Sanità in città”, convocato dall’assessorato alla sanità del Comune, che ha visto la presenza di Simona Dei, direttore sanitario Asl Toscana sud-est, Giuseppe Panzardi, referente della centrale operativa del 118 di Siena e Grosseto, Roberto Monaco, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Siena, e di Fulvio Bruni, responsabile del pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’Azienda ospedaliera Universitaria Senese. Molti gli interventi e le domande dal pubblico. Oggi, riceviamo e, volentieri, pubblichiamo l’intervento del consigliere comunale Giuseppe Giordano che segnala le anomalie di questa riforma. Un contributo che speriamo venga attentamente riflettuto.
«Nell’ultimo mese abbiamo assistito ad un grande dibattito sulla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza che ha portato alla creazione di una Centrale operativa unificata per le province di Grosseto e Siena. L’Asl Toscana Sud ha deciso di abbandonare un sistema funzionante, che secondo gli slogan di un tempo della Regione Toscana serviva a portare l’ospedale a casa del paziente, ed ha introdotto modifiche con preoccupanti ricadute sul rischio clinico e sul clima interno degli operatori.
In primo luogo va evidenziato il metodo autoreferenziale con cui i vertici della cosiddetta “Aslona” hanno dato il là alla riorganizzazione, con un minimo preavviso agli operatori e una informativa alla popolazione quasi inesistente. Tutto ciò in pieno periodo invernale, notoriamente foriero del picco influenzale e senza prevedere che le modifiche organizzative fossero accompagnate da un graduale passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Ciò ha inevitabilmente causato numerosi problemi, alcuni dei quali particolarmente gravi, evidenziati sia da cittadini che dagli stessi medici.
Ma la cosa più sconcertante è che siano stati completamente ignorati i costi sociali di tutta questa operazione. Infatti, dal 20 dicembre scorso i cittadini per chiamare il servizio di emergenza-urgenza devono comporre il numero 0577 367773 della Guardia Medica per le patologie meno gravi ed il 118 per quelle a rischio vita. Insomma, oltre il danno di dover comporre, nel caso della Guardia Medica, un numero a pagamento, la beffa di dover fare un “auto-triage”, ovvero un auto-esame del proprio caso clinico prima di decidere a chi chiamare. E tutto questo in una situazione di possibile urgenza.
E, purtroppo, non è finita qui. Si fanno sempre più ricorrenti le voci secondo le quali la Regione Toscana avrebbe intenzione di ridurre il numero dei medici sulle ambulanze. Se ciò avvenisse si violerebbe il DM 70/2015 secondo il quale la definizione del fabbisogno dei mezzi avanzati di soccorso (mezzi, cioè, che vedono la presenza a bordo di medico e infermiere) viene individuata utilizzando un criterio che si basa sulla attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti con la copertura di un territorio non superiore a 350 km quadrati prevedendo un correttivo per le zone disagiate.
E qui ritorna il tema principale della indispensabilità di una corretta valutazione clinica. Quest’ultima richiede una anamnesi diretta del medico con raccolta dei segni clinici e dei sintomi e non può essere supplita da nessun altro soggetto, neppure da quello infermieristico, tanto più in situazioni di urgenza che possono richiedere la tempestiva somministrazione di famaci salvavita. Forse qualcuno sta dimenticando che il DPR 27 marzo 1992 nel determinare i livelli di assistenza sanitaria in emergenza, prevede che gli infermieri possano svolgere attività anticipatoria dei medici, ma non sostitutiva.
Tutto sembra muoversi, purtroppo, in un sistema di riforme o riorganizzazioni burocratiche della sanità finalizzate a demolire il sistema sanitario pubblico che, comunque, i cittadini continuano a pagare profumatamente»
* Consigliere comunale di Siena nella lista Movimento civico senese