Più storie per tutti. Siamo tutti “animali narranti”, c’è poco da fare. E sono proprio le storie, unite al nostro istinto di narrare che ci rendono esseri umani a tutti gli effetti. Non la morale, non la religione, non la psicoanalisi, non la scienza: sono le storie che ci definiscono come uomini e concorrono a costruire e plasmare ciò in cui ci riconosciamo. Ma attenzione a non lasciarsi ingannare dall’accezione comune e un po’ infantile della parola “storie”, perché “la nostra immersione nelle storie va ben oltre i sogni e le fantasie, o le canzoni, i romanzi e i film. Nella vita umana è molto, molto di più, a essere pienamente contaminato dalla finzione. […] L’imperativo umano a produrre e consumare storie è qualcosa di ancor più profondo della letteratura, dei sogni e delle fantasie. Siamo inzuppati di storie fino alle ossa”. Lo scrive il professor Jonathan Gottschall nel suo “Istinto di narrare” e lo celebra tutto il collettivo dell’associazione Effetto K di Sansepolcro che sotto la direzione artistica di Michele Corgnoli è pronto ad inaugurare una nuova edizione di “We.Story – Il festival delle storie da raccontare”. Oggi la conferenza stampa in Comune a Sansepolcro insieme all’assessore alla cultura, Gabriele Marconcini.
I cantastorie italiani fanno tappa a Sansepolcro. Col festival We.Story Sansepolcro racconta e si racconta dal 22 al 25 giugno per concentrarsi poi nelle tre giornate conclusive del 30 giugno primo e due luglio. Un viaggio tra musica e parole per cinque giorni di show e tredici spettacoli con artisti, narratori e cantautori italiani del calibro di BUGO, Francesco Motta, Max Casacci dei Subsonica, Bob Corn e Andrea Chimenti. Il programma completo.
Nel triangolo delle storie Da quasi tenta anni la Valtiberina toscana (Anghiari, Sansepolcro e Pieve Santo Stefano) è universalmente riconosciuta come “La Valle delle Storie”. Questo grazie alla presenza di realtà come l’Archivio Nazionale dei Diari di Pieve Santo Stefano e la Libera Università dell’Autobiografia. «Se non fosse stato per l’Archivio dei Diari noi oggi non saremmo qui a parlare di storie – afferma Michele Corgnoli –. Siamo felici di aver dato vita a We.Story sulla buona via delle storie tracciata dall’Archivio e dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, madrina in questo percorso. Sono nostri partner in questo progetto e ne siamo onorati». Insieme a loro a We.Story per tanti eventi collaterali, presentazioni, mostre, documentari, spettacoli, forum anche Kilowatt Festival, Associazione Capotrave, teatro di Anghiari, Woodworm Label, Lacole Casa Italiana, Teatrolistico, associazione Pandora e la Biblioteca comunale di Sansepolcro, Unione dei Comuni Montani del Casentino Centro Risorse Educative Didattiche (C.R.E.D.), Banca della Memoria, EcoMuseo del Casentino e la Human Library Toscana, la biblioteca di persone, la biblioteca dei libri in carne ed ossa. «We.Story è un percorso di condivisione e rielaborazione delle storie attraverso la lente dei linguaggi artistici” – afferma Corgnoli – Ascoltare, recepire, condividere una storia: questo è lo stimolo che il nostro festival vuole cercare di trasmettere. Siamo certi che chi si immergerà in queste due settimane di storie, al termine del festival non sarà più lo stesso».
Con We.Story portiamo innovazione Non sono mancate le parole di sostegno dell’assessore alla cultura del Comune di Sansepolcro, Gabriele Marconcini che ha voluto sottolineare tutto il supporto del Comune a We.Story. «È una grande soddisfazione presentare questo Festival, che si pone in una formula nuova rispetto alle iniziative curate in precedenza da Effetto K e con cui ho sempre avuto personalmente molte affinità. L’offerta culturale estiva del Comune di Sansepolcro trova in We.Story un appuntamento cardine. È una manifestazione che si preannuncia di grande qualità, parlando di narrazione e storytelling, ma in una chiave giusta per condividere una memoria che, anche attraverso i racconti dei singoli e con l’ausilio di altre discipline artistiche come la musica e l’arte, può diventare un messaggio molto incisivo. Può aiutarci ad interpretare e decifrare il senso di una memoria collettiva. Investire su questo tipo di attività è indubbiamente strategico: dobbiamo cercare di non relegarci esclusivamente al patrimonio in nostro possesso, scongiurando così una saturazione dell’offerta culturale. Con We.Story ci apriamo all’innovazione culturale con un piede nel passato e uno già nel futuro».